Hollywood (California)

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città (ca. 200.000 ab.) dello Stato della California (USA), sobborgo nordoccidentale di Los Angeles, cui fu aggregata nel 1910. Centro dell'industria cinematografica statunitense. § Ex villaggio sorto verso la fine dell'Ottocento attorno a una fattoria così battezzata (propr. bosco di agrifogli), attirò, per il clima mite, per la permanente possibilità di “esterni” e per la vicinanza alla frontiera messicana (utile per gli evasori della legge), i produttori e cineasti indipendenti che in precedenza operavano a New York e dintorni. D. W. Griffith fu il primo a intuirne i vantaggi, C. B. De Mille vi girò il primo film importante (The Squaw Man, 1913). Da allora, anno dopo anno, approfittando anche della prima guerra mondiale e della cessata concorrenza delle cinematografie europee, Hollywood edificò il proprio impero industriale, il proprio prestigio culturale, il proprio mito di “mecca del cinema”. Nel 1920, con la produzione di ben 796 film, era già capitale mondiale: possedeva i maggiori artisti, alcuni dei quali si associarono tra loro; le società produttrici più potenti, si coalizzarono badando persino al lato morale con un ferreo codice di autocensura (Codice Hays); la distribuzione più vasta e capillare basata sullo star system, sulla creazione dei “generi” e su una pubblicità mai conosciuta prima, riuscì ad alimentare le fantasie di milioni di spettatori (fans) in tutto il mondo. Neutralizzate a suon di dollari anche le nuove concorrenti europee (Svezia, Germania, Italia, Francia), superate senza affanno le due grandi crisi determinate dall'avvento del sonoro e dal crollo di Wall Street, l'ascesa continuò fino alla seconda guerra mondiale, destinata ad accrescere il volume degli affari piuttosto che a diminuirlo. Ma alla centralizzazione produttiva che un tempo favoriva, o almeno non ostacolava, la qualità, era ormai seguita una fase deteriore di emulazione tra le varie case, attente solo alla quantità e agli incassi. Nell'immediato dopoguerra esplose all'interno una “caccia alle streghe” che umiliò la libertà di pensiero, indusse all'esilio grandi cineasti come Chaplin e ne incarcerò altri di idee avanzate (i Dieci di Hollywood). Mutava nel contempo l'orizzonte internazionale, affermando una concezione del cinema ben diversa da quella hollywoodiana e che ne metteva in crisi le fondamenta divistiche e di mercato. Alla fine degli anni Cinquanta l'antico, mitico splendore apparve indebolito; la produzione scendeva a 200 film annui, mentre riprendevano quota gli indipendenti, a Hollywood come a New York. Divenuto centro televisivo oltre che cinematografico, dotato di ottimi impianti e alimentato dalle banche, all'inizio degli anni Settanta Hollywood seppe ristrutturarsi su nuove basi, abbattendo i moralismi di un tempo e puntando su un neodivismo di attori e registi che hanno saputo ridare a Hollywood la leadership del mercato cinematografico internazionale.

Bibliografia

F. Berutti, Questa è Hollywood, Milano, 1956; A. Mayer, R. Griffith, The Movies - The Sixty-Year Story of the World of Hollywood, New York, 1957; K. Anger, Hollywood, Babilonia, Milano, 1960; P. Noble, Fuggiasco da Hollywood, Milano, 1964; D. Robinson, Hollywood in the Twenties, Londra-New York, 1968; P. Tyler, The Hollywood Hallucination, New York, 1970; A. Sarris, Hollywood Voices, Londra, 1971; R. Koppes Clayton, G. D. Black, La guerra di Hollywood, Milano, 1988.

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