James, William

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filosofo e psicologo statunitense (New York 1842- Chocorua, New Hampshire, 1910), fratello di Henry. Laureatosi in medicina ad Harvard nel 1869, insegnò psicologia dal 1875 nella stessa università passando poi alla cattedra di filosofia. Fondò uno dei primi laboratori di psicologia sperimentale, pur senza contribuirvi personalmente essendo sempre rimasto sul piano teorico. Fu maestro di J. Dewey e di J. R. Angell, ispiratore della scuola di Chicago e fra gli iniziatori del funzionalismo; studiò e teorizzò la genesi delle emozioni e scrisse inoltre Principles of Psychology (1890), vera e propria summa del sapere psicologico ottocentesco. James è considerato, con C. S. Peirce, il fondatore del pragmatismo (Pragmatism, 1907). Egli infatti riprese la concezione di Peirce per cui il pragmatismo è innanzitutto un metodo, un procedimento per determinare il significato delle nostre idee, guardando alle loro conseguenze pratico-sperimentali. La verità, come qualità delle nostre idee, consiste nel potere che esse hanno di adattarsi in modo soddisfacente alla realtà. Questa teoria “pragmatistica” della verità è giustapposta a quella della volontà di credere. Mentre la teoria pragmatistica della verità riguarda infatti il campo del verificabile, la teoria della volontà di credere riguarda le credenze che inevitabilmente trascendono questo campo. Quando l'uomo si pone domande del genere: “Vale la vita la pena d'essere vissuta? C'è un significato ultimo dell'universo?”, egli ha il diritto di scegliere liberamente la sua fede, secondo le esigenze personali più intime. Questo diritto si fonda innanzitutto sull'impossibilità di evitare la scelta e sul principio che la fede può creare la propria verifica (The Will to Believe, 1897). Su questa base James venne elaborando l'ipotesi etico-religiosa del migliorismo, fondata sull'affermazione che nell'universo esiste del bene e che esso può essere sistematicamente sviluppato sino alla realizzazione del Bene Supremo, se ciascuna delle parti di cui l'universo è composto lavorerà a essa. Questa ipotesi implica il pluralismo e l'indeterminismo, cioè l'assunzione di una pluralità di centri d'azione e d'iniziativa relativamente indipendenti. Dio è uno di questi centri: esso è capace di stimolare e mettere in moto le più profonde esigenze morali dell'uomo ma ha bisogno dell'aiuto dell'uomo nel suo sforzo di realizzare la tendenza ideale delle cose che pure rappresenta. Questa dottrina di un Dio finito ebbe larga diffusione nell'ambiente americano contemporaneo a James (The Varieties of Religious Experience, 1902). A difendere il mondo della pluralità sino a giungere a una concezione sociale e temporale dell'universo è soprattutto impegnato l'ultimo James, che cercò una fondazione di queste tesi non solo sul piano etico-religioso ma anche su quello analitico intellettuale: in questo suo compito egli fu critico severo dell'idealismo e del monismo, e attraverso l'elaborazione di una nuova metafisica dell'esperienza aprì nuove vie al pensiero contemporaneo (A Pluralistic Universe, 1909). Altre opere: Essays in Radical Empiricism (postuma, 1912).

Legge di James-Lange

Così è nota una teoria sviluppata pressoché simultaneamente ma indipendentemente tra il 1884 e il 1885 da James e dal fisiologo danese K. Lange per spiegare la genesi delle emozioni. Secondo tale teoria, che viene detta periferica o fisiologica, in contrasto con quella classica detta centrale o intellettualistica, la coscienza e il valore dell'emozione sono secondari alle modificazioni fisiologiche che questa provoca. Un evento emotigeno, cioè, provocherebbe determinate reazioni fisiologiche, e sulla base di queste l'individuo prenderebbe coscienza delle emozioni che prova. Questa teoria ha ormai assunto solo un interesse storico. Concezioni analoghe erano state sostenute nello stesso periodo in Italia da G. Sergi.

Bibliografia

R. B. Perry, The Thought and Character of William James, 2 voll., Boston, 1936; G. Riconda, La filosofia di William James, Torino, 1962; J. Wild, The Radical Empiricism of William James, New York, 1969; P. Guarnieri, Introduzione a James, Bari, 1985.

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