La Rochefoucauld, François VI, duca di-

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scrittore francese (Parigi 1613-1680). Principe di Marcillac fino alla morte del padre (1650), fu maestro di campo nel reggimento d'Alvernia e nel 1629 entrò a corte. Anche per amore della duchessa di Chevreuse partecipò a intrighi contro il cardinale Richelieu in favore di Anna d'Austria, ma venne imprigionato alla Bastiglia ed esiliato a Verteuil. Alla morte del re Luigi XIII, cospirò contro Mazzarino nella Fronda, ma si ritirò disilluso e nei suoi Mémoires (1662) espresse dure opinioni sulla politica dello Stato e sulla malafede degli uomini. In realtà, egli aspirava a una sorta di feudalesimo nobiliare e non teneva conto dello sviluppo dello Stato moderno nell'accentramento della monarchia e nelle funzioni delle leggi. Documento della meditazione sulla natura umana sono le Maximes (Massime; 1665, accresciute nelle successive edizioni) formulate secondo un uso del salotto di Madame de Sablé: con acute valutazioni dell'egoismo, della vanità, dell'interesse che muove ogni azione. Amante degli intrighi politici e amorosi, lo scrittore (che non volle mai porre la candidatura all'Accademia di Francia) è un acuto descrittore di stati d'animo e ha un suo posto tra i moralisti francesi del “grande secolo”, in particolare accanto a La Bruyère. Ma nettamente si distingue da tutti per un suo moralismo pessimistico che fu definito degno di Tacito. Nota è la sua familiarità intellettuale e affettiva con Madame de La Fayette, che si valse di lui e della sua conoscenza del mondo per l'ispirazione de La princesse de Clèves.

Bibliografia

A. Bruzzi, La formazione delle “Maximes” di La Rochefoucauld attraverso le edizioni originali, Bologna, 1968; P. Toffano, La figura dell'antitesi nelle massime di La Rochefoucauld, Brindisi, 1989.

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