Manjuśrī

Bodhisattva, il secondo per importanza nella religione buddhista. Celebrato per la sua dolcezza, era chiamato anche “Signore della Parola” (Vagiśvara). Il suo culto si diffuse nel Nepal, nel Tibet, nella Cina, nel Giappone e a Giava. Era rappresentato con le mani nella posizione detta del “maestro del dharma” (legge), o dharmacakramudra. A indicare la stessa cosa, a volte tiene nelle mani una spada e un libro. Altri suoi emblemi sono: il loto blu e il leone su cui è assiso. Nelle rappresentazioni della bronzistica tibetana il Bodhisattva assume manifestazioni iconografiche complesse quale Yamāntaka, dall'aspetto terribile, con nove teste e trentaquattro mani che presentano varietà di attributi e di armi simboliche. Nel Tibet Manjuśrī assume l'immagine del monaco Tsong-kha-pa, riformatore religioso e fondatore della setta buddhista Geluk-pa (dei berretti gialli). Spesso è anche rappresentato strettamente avvinto alla sua Śakti.

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