Minghétti, Marco

uomo politico italiano (Bologna 1818-Roma 1886). Studioso di economia e di storia, dopo l'elezione di Pio IX (1846) fece parte della Consulta e fu ministro dei Lavori Pubblici nel governo presieduto dal cardinale Antonelli (1848), ma poco dopo, dimessosi il governo, abbandonò Roma e prese parte come volontario alla I guerra d'indipendenza. Stabilitosi a Torino dopo la fine della sfortunata campagna, divenne amico e collaboratore di Cavour per incarico del quale redasse nel 1856 il Memorandum alle potenze sulle penose condizioni delle province papali. Segretario generale al Ministero degli Interni, deputato, ministro degli Interni (1860-61) e delle Finanze (1862-63), sostenne soluzioni autonomistiche per la riorganizzazione amministrativa del nuovo Stato in contrasto con le idee centralizzatrici di Ricasoli a cui dovette infine cedere. Presidente del Consiglio dal 1863 al 1864, negoziò con la Francia la Convenzione di settembre (1864) ma fu costretto a dimettersi in seguito alle violente polemiche suscitate nel Paese. Nuovamente presidente del Consiglio e ministro delle Finanze (1873-76), nel 1875 poté ottenere il tanto agognato pareggio del bilancio e quindi, caduta la destra (1876), capeggiò da deputato l'opposizione costituzionale sostenendo la necessità di una riforma morale dello Stato. Uomo di vasta cultura, ha lasciato varie opere tra cui: Della libertà religiosa (1855) e Stato e Chiesa (1878) in cui propugna la necessità di una netta separazione tra poteri temporale e spirituale.

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