Orbán, Viktor Mihály

Politico ungherese (Székesfehérvár 1963). Primo ministro dell’Ungheria dal 2010 è leader del partito Fidesz – Unione civica ungherese. Appartenente alla borghesia rurale, figlio di un imprenditore e agronomo e di una logopedista, si è laureato in giurisprudenza. È stato leader del movimento studentesco riformista noto come "Alleanza dei giovani democratici" (Fiatal Demokraták Szövetsége), che si sarebbe poi tramutato nel partito Fidesz. A seguito della transizione democratica del 1990 è stato eletto all’Assemblea Nazionale. Sotto la sua guida, Fidesz è passato da un orientamento liberalista ed europeista a una ideologia orientata al conservatorismo nazionale, sovranista, antieuropeista e xenofobo tipico della destra radicale. Tra il 1998 e il 2002 Orbán è stato eletto per la prima volta primo ministro per poi passare all’opposizione. Il crollo di popolarità dei socialisti gli ha però consentito una schiacciante affermazione alle elezioni parlamentari del 2010. Grazie all’alleanza con il Partito Popolare Cristiano democratico, Orbán ha potuto introdurre importanti, seppur controverse, riforme costituzionali e legislative. La sua politica ha causato un processo di arretramento della democrazia in Ungheria, muovendo il Paese verso una forma di Stato autoritario; in politica estera ha avvicinato il Paese alla Russia di Putin. Gli osservatori internazionali hanno duramente criticato le posizioni di Orbán in particolare in relazione a immigrazione, euroscetticismo, xenofobia e limitazione dei diritti civili. Durante la crisi migratoria del 2015 si è distinto per nette posizioni antimigranti (per esempio la costruzione della barriera al confine con la Serbia per impedire l’accesso dei clandestini), ribadendo il rifiuto a qualsiasi quota obbligatoria a lungo termine dell'UE sulla redistribuzione dei migranti. Nei primi mesi dell’epidemia di Coronavirus del 2020 Orbán ha ottenuto l’approvazione parlamentare di uno stato d’emergenza senza limiti di tempo (rinunciandovi però nel maggio 2020) che gli concedeva poteri speciali con la facoltà di governare per decreto, la sospensione del parlamento senza elezioni e pene detentive per diffusione di notizie false e uscita dalla quarantena. Nel giugno 2021, il parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta la condivisione con i minori di 18 anni di contenuti che "promuovano" l'omosessualità o affrontino il tema del cambio di sesso; il provvedimento, contenuto in una legge contro la pedofilia e a tutela dei bambini, ha suscitato forti polemiche da parte dell'Unione Europea (di cui l'Ungheria fa parte) in quanto considerata fortemente discriminatoria.

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