Phnom Penh

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municipalità (290 km², 4578 ab./km²) e capitale della Cambogia, 10 m s.m., 1.242.992 ab. (2008), 1.416.582 ab. (2008) l'agglomerato urbano.

Situata nella parte centromeridionale del Paese, in una zona acquitrinosa, è alla confluenza tra i fiumi Mekong (che qui si divide in due bracci), Bassac e Tonle Sap. Secondo la leggenda, la città deve il suo nome a una donna di nome Daun Penh, che nel sec. XIV fece erigere, su un'altura artificiale (phnom), un santuario a protezione di cinque statue del Buddha da lei trovate in un tronco galleggiante sul fiume Mekong. È il più importante centro religioso e culturale della Cambogia, con musei e numerose scuole di ogni ordine e grado: tra gli istituti superiori, la Royal University of Phnom Penh (fondata nel 1956), le scuole di ingegneria, di belle arti, tecnologia, scienze agrarie. In città sorgono alcuni imponenti templi (wat), tra cui il Wat Ounalom (sede centrale del patriarcato buddhista cambogiano), il Wat Phnom (la pagoda sulla collina da cui la città prende il nome) e il Wat Lang Ka. § Nel 1434 il principe Ponhea Yat vi fece costruire il suo palazzo, fondando così la città e facendone la sua capitale in sostituzione della perduta Ayutthaya. Parzialmente distrutta nella prima metà degli anni Settanta del Novecento durante le ultime fasi della guerra civile contro il regime di Lon Nol, con la fine del conflitto e l'avvento al potere dei Khmer rossi (1975), Phnom Penh – come del resto tutte le città cambogiane – fu nel giro di pochi giorni letteralmente svuotata. La capitale passò così dai suoi 2 milioni di ab. a poche migliaia di persone, per lo più militari, mentre tutti i cittadini, per realizzare il più radicale esperimento rivoluzionario mai tentato al mondo, venivano trasferiti in massa nelle aree rurali e nella giungla. Solo a partire dal 1979, con l'instaurazione di un nuovo governo, la città tornò a popolarsi. § Accanto alle tradizionali funzioni agricolo-commerciali (riso, cotone), Phnom Penh svolge un importante ruolo nel settore industriale, unitamente al centro-satellite di Takhmau; è sede di stabilimenti alimentari, metalmeccanici, tessili, chimici, del legno, del vetro e delle ceramiche. Collegata tramite ferrovia a Bangkok e per via stradale alla Thailandia, al Laos, al Viet Nam meridionale e al mare, è provvista di un buon porto fluviale, distante ca. 280 km dal mare ma accessibile a navi fino a 4000 t di stazza. La città è inoltre servita dall'aeroporto internazionale di Phnom Penh, 7 km a W dal centro abitato.

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