Rousseau, Théodore

pittore francese (Parigi 1812-Barbizon 1867). Si dedicò alla pittura giovanissimo, copiando dapprima le opere dei grandi maestri del passato, soprattutto dei paesaggisti olandesi del Seicento e di Claude Lorrain. Per lo sviluppo del suo stile fu però fondamentale l'esempio di Constable, che lo spinse ad abbandonare gli studi classici per dedicarsi alla pittura dal vero. Fin dal 1826, infatti, cominciò a frequentare i dintorni di Parigi ispirandosi direttamente alla natura, e nel 1830 passò l'estate in Alvernia, riportandone un'interessante serie di schizzi. Rifiutato al Salon del 1835, si ritirò a Barbizon, un piccolo villaggio al limite della foresta di Fontainebleau, dove costituì con altri numerosi artisti la cosiddetta scuola di Barbizon, di cui fu l'esponente più importante. Ricercandone, al di là di ogni idealizzazione romantica, gli aspetti più liberi e autentici, egli elaborò una visione solenne e quasi religiosa della natura, mostrando particolare interesse per l'eterna mutevolezza dei suoi aspetti. Con un colore denso e suggestivi giochi di luce dipinse soprattutto grandi alberi, singoli o a macchia, in terreni piatti e paludosi, sullo sfondo di vasti orizzonti (Il viale dei castagni, Lo stagno, Parigi, Louvre). Dopo il 1848, in seguito alla liberalizzazione del Salon, presentò con successo un gran numero di lavori e l'esposizione del 1855, dove gli venne riservata un'intera sala insieme ad A.-G. Decamps, segnò la sua affermazione come uno dei più significativi paesaggisti.

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