Rueda, Salvador

poeta spagnolo (Benaque, Málaga, 1857-Málaga 1933). Di umili origini contadine, fu protetto dal poeta Núñez de Arce che lo portò con sé a Madrid, lo fece entrare nella redazione della Gaceta e presentò il suo primo libro di versi, Noventa estrofas (1883; Novanta strofe) con un'encomiastica prefazione. Andaluso, esuberante e irruente, molto sensibile al colore, alla musica e alle tradizioni della sua terra, Rueda scrisse molto anche in prosa: scene di costumi andalusi, tra cui El patio andaluz (1886; Cortile andaluso), Granada y Sevilla (1890; Granada e Siviglia); romanzi quali La reja (1890; L'inferriata), La gitana (1892), Fuente de salud (1906; Fonte di salute), il discusso La cópula, novela de amor (1906; La copula, storia d'amore); e opere di teatro come La guitarra (1893; La chitarra), Vaso de rocío (1908; Bicchiere di rugiada). Ma Rueda fu soprattutto poeta. Nei suoi versi si sente la mancanza di una rigorosa coscienza artistica, pur avvertendo la ricerca di nuovi contenuti lirici, di un rinnovamento lessicale, di innovazioni metriche: in questo senso è considerato il precursore e da alcuni addirittura il vero iniziatore del modernismo, anche se in realtà le sue innovazioni furono piuttosto limitate e superficiali. Tra i suoi numerosi libri di versi, in cui esaltò la natura, la vita e la donna con sensualità quasi panica e anche con eccessivo sentimentalismo e verbalismo, si ricordano: Aires españoles (1890), Cantos de la vindimia (1891), Piedras preciosas (1900), Lenguas de fuego (1908), Cantando por ambos mundos (1914), Antología poética (1928), El poema del beso (1932).

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