Vetralla

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comune in provincia di Viterbo (13 km), 300 m s.m., 113,01 km², 13.525 ab. (vetrallesi), patrono: sant’ Ippolito (13 agosto).

Centro sul versante occidentale dei monti Cimini. Importante località etrusca, fu devastata al tempo dell'occupazione romana (sec. V-IV a. C.) e poi durante la guerra fra Romani e Viterbesi (1185). Compresa nel patrimonio di San Pietro in Tuscia (sec. XIII), divenne successivamente feudo degli Orsini, dei Prefetti di Vico (1345), degli Anguillara, dei Borgia (1458), dei Cibo e dei Farnese (sec. XVI). Tornò allo Stato Pontificio nel 1649 e ottenne nel 1783 il titolo di città.§ La chiesa romanica di San Francesco, già Santa Maria, eretta nel sec. XI su un edifico forse del sec. VIII, presenta un portale scolpito e decorazioni lombarde; l'interno, a tre navate con pavimento cosmatesco, conserva affreschi dei sec. XV e XVII, un sarcofago e un ciborio del sec. XV; nella cripta, a sei navate, con affreschi del sec. XII, sono incorporati elementi romani. Il duomo neoclassico conserva un organo barocco. Nei pressi dell'abitato si trova la necropoli etrusca di Norchia (sec. V-III a. C.), con innumerevoli tombe sparse in un vasto pianoro dove sono presenti anche resti medievali.§ L'economia si basa sull'agricoltura, con cereali e oliveti pregiati; sull'allevamento, anche brado, di bovini maremmani, di ovini (con produzione casearia) e di suini; sulle industrie di abbigliamento e artigianato del mobile e della terracotta. Sviluppata l'attività turistica sostenuta da buona ricettività e da numerose manifestazioni tra cui il suggestivo Sposalizio dell'Albero che sta a il possesso, da parte della comunità, dei boschi di monte Fogliano.

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