abluzióne

Indice

sf. [sec. XVII; dal latino ablutío-ōnis].

1) Lavatura, bagno del corpo o di una parte di esso: “Col torso nudo facevano abluzioni alla fontana” (Borghese).

2) Lavacro rituale purificatore. § In molte religioni, e specialmente in quelle orientali, atto liturgico compiuto dal fedele per purificarsi prima di accedere al rito religioso. Il fedele identifica l'impuro con lo sporco e obbedisce all'esigenza di materializzare il concetto astratto d'impurità, conferendo all'acqua un potere purificatorio. Nella Bibbia, Mosè ordina l'abluzione agli Ebrei ed essa è pure prescritta nelle religioni greca e romana. Il Corano ne fa un obbligo per tutti i musulmani. Non meno note le abluzioni degli indù nei fiumi sacri Gange e Brahmaputra, in India. Gli scintoisti lavano le mani e la bocca prima di entrare nel tempio. Nella liturgia cattolica, ha il valore di abluzione l'atto del fedele d'intingere le dita nell'acqua santa, entrando in chiesa. Nella S. Messa l'abluzione ricorre tre volte: prima dell'inizio, in sagrestia; all'Offertorio e dopo la Comunione (dapprima con il solo vino per il calice, poi con acqua e vino per le dita del celebrante).

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