antiamminossidàsico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [da anti-2+ammina+ossido+-asi+-ico]. Denominazione (abbreviazione anti-MAO) delle sostanze chimiche che impediscono la desamminazione ossidativa delle ammine biogene attraverso l'inattivazione degli enzimi amminossidasici. Possiedono azione antiamminossidasica l'idrazina e i suoi derivati isoniazide, iproniazide, isocarbossazide, nialamide; alcuni derivati ciclici dell'amfetamina, quali la tranilcipromina, la pargilina, l'alcol ottilico e i sali dell'acido cloromercuribenzoico. Tali sostanze formano complessi stabili con le amminossidasi tessutali e le inattivano senza interferire, tuttavia, nella neosintesi delle ammine biogene. Pertanto la loro introduzione nell'organismo determina un significativo aumento delle concentrazioni tessutali di serotonina, di dopamina, di noradrenalina, di tiramina, ecc. L'azione antienzimatica degli antiamminossidasici non è molto specifica in quanto si realizza su differenti tipi di fermenti amminossidasici. L'effetto inibitorio è tuttavia più intenso sulle monoamminossidasi, mentre non si manifesta sull'enzima ossidasico che distrugge l'istamina (istaminasi). All'azione antiamminossidasica corrisponde un quadro farmacodinamico caratteristico: gli anti-MAO agiscono soprattutto a livello della sfera psichica determinando reazioni di tipo maniacale, agitazione, logorrea ed elevazione dell'umore nei soggetti depressi. Provocano l'abbassamento della pressione sanguigna e modificano o prolungano l'effetto di numerosi farmaci (reserpina, amfetamina, barbiturici, analgesici, alcol). Gli antiamminossidasici sono impiegati nella terapia degli stati depressivi, in alcune forme ansiose, nell'ipertensione arteriosa e nell'angina pectoris. La loro tossicità è molto elevata, tanto da limitarne considerevolmente l'utilizzazione terapeutica. Particolarmente gravi sono gli effetti secondari sul sistema nervoso centrale (convulsioni, allucinazioni), sul fegato (ittero, epatiti tossiche) e sul circolo. A tale livello si può avere un forte potenziamento dell'azione ipertensiva di farmaci o di sostanze fisiologicamente attive introdotte con gli alimenti (per esempio la tiramina contenuta nei formaggi).

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