arcano, disciplina dell'-

espressione, coniata dal protestante Jean Daillé (Dallaeus; 1594-1670) per designare il riserbo che, dal sec. III al V, i cristiani avevano nel non rivelare ai pagani e ai catecumeni riti e misteri cristiani. Questo arcanum fidei si può ben spiegare come una forma di difesa contro calunnie e persecuzioni. Pare che l'interdizione delle pitture nelle chiese, stabilita dal Sinodo di Elvira (ca. 306), sia dovuta a detta disciplina. § Una disciplina dell'arcano era già praticata nei culti pagani dei “misteri” ed era in uso anche fra i giudei nei confronti dei proseliti e fra gli gnostici alessandrini. I cristiani dei primi due secoli non ebbero nessuna preoccupazione di proteggere i misteri della loro fede dai profani: tale è l'impressione che si raccoglie leggendo San Giustino e gli altri apologisti, come pure la Didachè. Essa invece compare con il terzo secolo, quando la recrudescenza delle persecuzioni imponeva la prudenza di non parlare pubblicamente della propria religione, specialmente dei misteri più sublimi (per esempio l'Eucarestia), troppo facilmente esposti all'incomprensione dei profani. La disciplina divenne più rigida quando si fece una netta distinzione fra catecumeni e fedeli, permettendo ai primi di assistere alla Messa solo fino all'Offertorio (Missa catechumenorum). Testimonianze di questa pratica si trovano in Abercio, Tertulliano, Sant'Ippolito; le citazioni di Sant'Agostino rivelano il persistere di tale uso, ma denunciano già un allentamento del primitivo rigore.

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