cétra

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sf. [sec. XII; latino cithăra, che risale al greco kithára].

1) Strumento musicale dell'antica Grecia, formato da una cassa armonica di legno, da cui partivano due bracci, curvati verso l'esterno e uniti in alto da una sbarra trasversale: tra questa e la cassa venivano tese le corde, il cui numero variò da 4 a 7, fino a 11 e 15. Fu uno degli strumenti fondamentali del mondo classico, suonato a pizzico o con plettro.

2) Fig., ispirazione e attività poetica, poesia: “Sull'Itala grave cetra derivo / per te le corde eolie” (Foscolo).

3) Strumento a corde pizzicate affine alla chitarra e al liuto, diffuso soprattutto nei sec. XVI e XVII. La cassa armonica ha fondo piatto (come la chitarra), struttura piriforme e al centro un'apertura traforata detta rosa. Le dimensioni sono variabili e così pure il numero delle corde, generalmente doppie, che vanno da 4 a 12. Può essere suonata con le dita e col plettro, con una tecnica esecutiva affine a quella della chitarra; la musica destinata alla cetra è intavolata in maniera affine a quella per liuto.

4) Cetra da tavolo (Zither), strumento derivato da una forma di salterio e diffuso fin dal sec. XVIII in Baviera, Austria e Tirolo. La cassa di risonanza, piatta e di forma variabile, generalmente rettangolare, porta 5 corde dette melodiche disposte su una tastiera e da 27 a 40 corde a vuoto per l'accompagnamento. Si suona pizzicando le corde con un plettro o con le dita.

5) Il termine è usato talvolta come sinonimo della citara greca.

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