Lessico

sf. (pl. -ce) [sec. XIV; da conciare].

1) Trattamento delle pelli degli animali con particolari sostanze di natura chimica organica o inorganica al fine di renderle imputrescibili, mantenendone però inalterata l'originaria struttura fibrosa. Per estensione, il luogo dove si conciano le pelli; la sostanza con la quale si conciano.

2) Trattamento al quale vengono sottoposte numerose sostanze e prodotti vegetali per renderli utilizzabili o comunque più adatti al consumo: concia dell'olio, del vino, del tabacco, delle olive.

3) Trattamento al quale si sottopongono varie specie di sementi allo scopo di preservarle dalle infezioni fungine. Di norma si effettua immergendo i semi in una soluzione a base di solfato di rame o di composti organici del mercurio (più raramente in acqua calda, in soluzioni di formalina, sublimato, ecc.), oppure cospargendoli con polveri anticrittogamiche contenenti analoghi composti.

Tecnica: cenni storici

In senso lato, il termine concia identifica l'insieme di tutte le operazioni che vengono effettuate sulle pelli, sia per prepararle al vero e proprio trattamento con sostanze concianti, sia per essiccarle e rifinirle successivamente. Una delle prime scoperte dell'umanità fu, ancora nella preistoria, quella della concia ai grassi; in seguito l'uomo imparò a conservare e a conciare le pelli col fumo. Furono poi utilizzate talune cortecce e baccelli, che, messi a contatto delle pelli private del pelo e fradice d'acqua, erano in grado di renderle imputrescibili, dato che l'acqua estraeva naturalmente i succhi concianti dai vegetali e detti succhi potevano reagire con le fibre delle pelli (concia al vegetale). Le antiche civiltà dei Babilonesi, degli Assiri e degli Egizi conoscevano anche una concia minerale, effettuata con allume di rocca. In seguito, praticamente fino alla prima metà del sec. XIX, la concia che venne applicata più comunemente fu quella al vegetale, cioè quella che prevede l'impiego dei tannini, o meglio dei legni, delle foglie, delle cortecce dei vegetali più ricchi in sostanze tanniche. Nel 1853 fu brevettato il primo metodo di concia al minerale (concia al cromo); i sali di cromo (sotto forma di solfati), che sono diventati la sostanza conciante più usata, a partire dal 1893 entrarono nella pratica industriale con un sistema di concia introdotto dallo statunitense Martin Dennis. Nel sec. XX sono state fatte ricerche al fine di individuare altri concianti minerali diversi dai sali di cromo e si è arrivati a isolare fino a una quarantina di elementi i cui sali hanno mostrato di avere, chi più chi meno, proprietà concianti; la gran parte di questi sali non viene impiegata industrialmente nella concia perché sono pochi quelli in grado di conciare a regola d'arte, con metodi applicativi relativamente semplici e soprattutto economicamente validi. Oltre ai sali di cromo, si impiegano i sali di alluminio (anch'essi sotto forma di solfati) e i sali di zirconio. Oltre ai concianti vegetali e minerali si usano come concianti oli di pesce quali l'olio di fegato di merluzzo, l'olio di balena, per la concia cosiddetta “all'olio” o “concia grassa”; con alcuni solfocloruri organici si realizza un effetto conciante simile a quello dell'olio di pesce, ma il cuoio che si ottiene è di colore bianco anziché giallo. Fra i concianti di moderna costituzione vanno segnalati varie aldeidi (dall'aldeide formica alla glutarica), “resine concianti” (diciandiammidiche, melaminiche, ecc., cioè composti che possono avere un peso molecolare basso e che, incorporati nella pelle, polimerizzano e si trasformano in resine altomolecolari), tannini sintetici, che riuniscono in sé le speciali caratteristiche degli estratti vegetali con quelle di acidi più o meno fortemente dissociati.

Tecnica: le fasi della lavorazione

La pelle degli animali è un tessuto fibroso contenente, al momento della scuoiatura, ca. il 65% di umidità ed è facilmente putrescibile. Con la concia avviene una combinazione fra il collagene, che è la sostanza proteica costituente le fibre dermiche e le sostanze concianti, combinazione che permette di conservare le caratteristiche del tessuto impedendone nel contempo la putrefazione. Le pelli debbono essere però preparate alla concia vera e propria mediante lavori di “riviera”, cioè: rinverdimento, che avviene in acqua, allo scopo di bagnarle e detergerle; calcinaio, che è un bagno preparato con solfuro o solfidrato di sodio e calce idrata, avente lo scopo di depilare, saponificare i grassi e idrolizzare parzialmente il derma; scarnatura, che serve a eliminare i tessuti sottocutanei, residui di carne, grasso, ecc. A questo punto le pelli, private dell'epidermide e del tessuto adiposo sottocutaneo, sono ridotte al solo derma e prendono il nome di “pelle in trippa”. Sovente le pelli in trippa vengono sottoposte ad altri lavori di riviera, cioè alla decalcinazione, avente lo scopo di rendere con pH neutro la pelle, e alla macerazione, che serve a favorire la morbidezza finale. La concia al vegetale viene applicata per lo più alle pelli dei grossi bovini per la produzione di cuoi da suola e da selleria. Utilizzando estratti concentrati di tannini, è possibile realizzare sistemi di concia rapida lavorando non solo in vasca, ma anche in botte, spesso riscaldando i bagni. Fra i sistemi di concia rapida, quello “Durio”, che prevede l'uso di una botte rotante; quello “Doufour-Lepetit”, al solfito di tannino; quello “inglese”, che utilizza una serie di vasche contenenti liquidi tannici a concentrazione crescente. Con questi metodi si può effettuare la concia in periodi di tempo variabili da pochi giorni a un massimo di 25 giorni. Gli estratti tannici si trovano in commercio allo stato solido, in pezzi o atomizzati, oppure liquido (25º-30º Beaumé di densità); i più comuni derivano dai legni di castagno e quebracho, dalla corteccia di quercia e mimosa e dalle foglie di sommacco. Nella concia al cromo, le pelli, dopo la decalcinazione e la macerazione, vengono “piclate”, cioè acidificate, quindi trattate, in bottale, con soluzioni di solfato basico di cromo. Questo procedimento, il più diffuso, può essere ultimata nel volgere di 6-9 ore di rotazione. Il cuoio che esce dal bottale ha un colore verdeazzurro ed è acido, avendo un pH che si aggira intorno a 4. I sali di zirconio e di alluminio possono essere usati da soli, nel qual caso conferiscono alle pelli un colore bianco o per lo più in combinazione con quelli di cromo. Gli oli di pesce e i solfocloruri permettono di ottenere pellami morbidissimi (detti scamosciati), usati per asciugare le auto, per detergere, per articoli ortopedici e altri. Le aldeidi, da sole o in combinazione con i sali di cromo, danno cuoi morbidi e resistenti al sudore. I metodi usati sono uguali a quelli per la concia al cromo. Quando le pelli escono dai bagni di concia devono essere sottoposte a numerosi altri trattamenti, quali: la disacidazione, la tintura, l'ingrasso, l'essiccamento e la rifinizione. Tutte queste fasi della lavorazione hanno lo scopo di conferire alle pelli conciate l'aspetto e le qualità più convenienti per essere utilizzate.

Ecologia: gli effetti ambientali

L'attività di concia delle pelli ha un notevole impatto sull'ambiente local,e dovuto alla molteplicità e quantità di sostanze chimiche impiegate, che non possono essere recuperate nel ciclo produttivo. Uno dei principali problemi era costituito dal cromo presente nei reflui liquidi; con l'introduzione di sistemi di recupero, i danni prodotti da questa sostanza si sono fortemente ridotti. Lo sviluppo di impianti di depurazione dei reflui ha migliorato sensibilmente la qualità degli effluenti liquidi reimmessi nell'ambiente, ma pone il problema dello smaltimento di grandi quantità di fanghi di depurazione contenenti molte sostanze inquinanti. Permangono problemi legati alla produzione di emissioni gassose maleodoranti, alla capacità di depurazione degli impianti e alla qualità dei fanghi. La soluzione di questi problemi viene cercata attraverso lo sviluppo di nuovi processi di concia, che impieghino tecnologie capaci di abbattere le emissioni gassose, utilizzare sostanze chimiche che diano luogo a rifiuti liquidi e solidi in quantitativi ridotti e meno inquinanti.

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