Descrizione generale

sf. [sec. XIII; dal latino curía]. Presso gli antichi Romani, significò in origine adunanza di uomini (dal latino coviria). Passò poi a indicare sia la primitiva ripartizione politica e religiosa del popolo romano, sia il luogo in cui si riunivano le varie curie. Nel primitivo ordinamento romano le curie fungevano da distretto di leva, con propria organizzazione e propri culti: erano trenta, dieci per ognuna delle tre tribù dei Tities, Ramnes e Luceres; ognuna, con a capo un curione, forniva cento soldati e dieci cavalieri. L'ordinamento curiato perdette questa funzione militare quando Servio Tullio introdusse l'ordinamento centuriato: da allora conservò solo compiti politici e religiosi che venivano trattati in un edificio costruito dal re Tullo Ostilio, denominato Curia Hostilia, trasformatosi col tempo in sede del Senato (situato nel Foro di fronte al Comitium; l'edificio odierno, in laterizi con pavimento in marmi colorati, è quello ricostruito da Diocleziano). Si spiega così come curia divenne sinonimo di Senato, sia quello di Roma, sia quello delle città dell'Impero che si diedero ordinamenti simili agli ordinamenti romani. Il termine curia finì poi col simbolizzare lo stesso governo della città o dello Stato. § Nel Medioevo, il termine curia fu riferito a diversi organi collegiali, soprattutto in campo giurisdizionale; si chiamò così anche il luogo dove si teneva il giudizio. Fu usato anche per indicare le assemblee o diete annuali di ecclesiastici e laici feudatari nell'Impero carolingio, mentre in Sardegna si chiamò “magna curia” l'adunanza di nobili, clero e liberi che coadiuvava il signore come iudex. Si usò infine per indicare il complesso amministrativo del feudo o del regno.§ Nell'ambito ecclesiastico si ha la curia diocesana o vescovile, organo ausiliario del vescovo nel governo della diocesi, costituito da due uffici: amministrativo, di cui fanno parte il vicario generale, il cancelliere, gli esaminatori sinodali e i parroci consultori; giudiziario, composto dai giudici sinodali con a capo un officiale, il promotore di giustizia, il difensore del vincolo, il notaio, i cursori e gli apparitori.

Diritto canonico: struttura della curia romana

La curia romana è il complesso degli organismi ecclesiastici che coadiuvano il papa nel governo della Chiesa cattolica. È formata dai seguenti organismi: Segreteria di Stato; Congregazione per la dottrina della fede; Congregazione per i vescovi; Congregazione per le Chiese orientali; Congregazione per i sacramenti e il culto divino; Congregazione per il clero; Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari; Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli o “Propaganda Fide”; Congregazione per le cause dei santi; Congregazione per l'educazione cattolica; Penitenzieria apostolica; Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Sacra Romana Rota; Segretariato per l'unione dei cristiani, Segretariato per i non-cristiani; Segretariato per i non-credenti; Pontificio Consiglio per i laici; Pontificia Commissione “Iustitia et pax”; Pontificia Commissione biblica; Camera Apostolica; Prefettura per gli affari economici della Santa Sede; Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica; Prefettura della casa pontificia; Ufficio centrale di statistica della Chiesa; Servizio assistenziale del Santo Padre; Archivio del Concilio Vaticano II.

Diritto canonico: evoluzione dell'organizzazione istituzionale della Santa Sede

Tra i sec. IV e VII, l'organizzazione della Santa Sede non era dissimile da quella degli altri vescovati e risultava composta da membri del clero romano e da diaconi regionali, incaricati della preparazione delle lettere, della cura dei beni della Chiesa Romana, della custodia del Laterano, nonché di opere benefiche. Durante i sec. VII e VIII, sotto l'influsso bizantino, l'episcopium si trasformò in patriarchium lateranense. Magistratura tipica del patriarchium era il collegio dei sette giudici del clero o palatini, cariche rette, di prevalenza, dai membri dell'aristocrazia romana. A partire dal sec. IX, l'organizzazione del Laterano veniva nuovamente modificata, sul modello dell'Impero carolingio. Dall'813 in poi, il patriarchium venne gradualmente sostituito dal sacrum palatium lateranense. Evidentemente, dietro questi mutamenti di nomi, si nasconde un'evoluzione molto profonda dello stesso concetto del papato e dei propri compiti. Le caratteristiche del sacrum palatium – cui la base ideologica fu fornita dalla falsa donazione di Costantino – sono varie: il distacco progressivo dall'ambiente dell'aristocrazia laica romana e la ricerca di un rapporto più stretto con l'episcopato. Massima carica era quella del bibliotecario, pari in grado all'arcicancelliere imperiale. Con la serie dei papi tedeschi, alla metà del sec. XI, anche i rapporti tra il sacrum palatium e l'Impero vennero rafforzati, ma guastatisi i rapporti tra papato e Impero, alla morte di Enrico III, l'imitazione del modello imperiale venne meno. La nuova ecclesiologia e la lenta formazione del collegio dei cardinali che, a partire dal sec. XII, partecipò regolarmente – nell'ambito dei concistori – alle decisioni più importanti del papato, portarono come conseguenza necessaria anche la ristrutturazione dell'organizzazione, che da allora (1089) si chiamò curia romana. Fino a questo momento nell'ambito della curia romana non esistevano organismi particolari (è errato parlare dell'esistenza di una cancelleria papale prima del sec. XII); le varie funzioni (cancelleresche, finanziarie, giudiziarie, ecc.) erano svolte da persone incaricate appositamente. Nel sec. XII, con l'aumento degli affari, si rese necessario istituzionalizzare le due funzioni più importanti, quelle relative alla corrispondenza e alle finanze, erigendo la Cancelleria e la Camera. Delle cause giudiziarie, prima dell'istituzione dei tribunali, si occupava il concistoro. Tra il sec. XII e il XVI si può seguire nella curia romana questa linea di evoluzione: attorno alle persone preposte alle singole funzioni vennero a formarsi gradualmente degli organismi sempre più complessi: la competenza del cardinale penitenziere fu condivisa dal tribunale della Penitenzieria; i segretari del papa nel Quattrocento si divisero in due corpi distinti, dando luogo alle istituzioni rispettivamente, nel sec. XV, della Segreteria Apostolica e, nel sec. XVI, della Segreteria Segreta; le funzioni dei cappellani pontifici e degli uditori delle cause del Sacro Palazzo passarono al tribunale della Sacra Rota; i referendari incaricati delle suppliche presentate al papa formarono i due tribunali della Segnatura; attorno all'officiale della Cancelleria, incaricato di apporre le date sulle suppliche, si formò la Dataria. Sisto V, nel 1588, dette una nuova svolta all'organizzazione della curia romana, stabilendo quindici Congregazioni permanenti incaricate degli affari di governo sia della Chiesa, sia dello Stato e affidandone la direzione a cardinali. Il concistoro non trattò più tutti i maggiori affari della Chiesa e dello Stato e il governo passò dall'esercizio collegiale – papa e cardinali – a quello personale del papa, mentre i cardinali partecipavano direttamente all'attività della curia romana. Il numero delle Congregazioni è mutato nel corso dei secoli e sensibili modifiche subirono anche le rispettive competenze. Accanto alle Congregazioni assunsero precisi contorni le Segreterie, tra le quali si trova l'organismo centrale dell'attività politica del papato. Le altre Segreterie (Segreteria dei Brevi, dei Brevi ai principi, delle Lettere latine, dei Memoriali) svolgevano determinati settori di corrispondenza dei papi. In processo di tempo la curia romana era diventata un apparato burocratico molto complesso, nel cui ambito non vi era una netta distinzione tra le singole competenze. La venalità di molte cariche e il fatto che le stesse pratiche dovevano passare attraverso più dicasteri resero ben presto necessario un riassetto dei quadri. Fu Pio X, nel 1908, a realizzare una riforma generale della curia romana nella struttura e nel funzionamento sulla base dei seguenti criteri: separazione della giurisdizione giudiziaria da quella amministrativa; soppressione dei dicasteri non necessari e istituzione di nuovi; riordinamento delle competenze, tenendo presente l'esigenza di affidare le materie affini a un solo organismo; semplificazione della procedura burocratica. Nel 1967, Paolo VI procedette a una nuova riforma, informata al tentativo di concepire la curia romana in una dimensione non solo giuridico-amministrativa, ma anche pastorale. Di qui l'inserimento, accanto agli organi amministrativi tradizionali (congregazioni, tribunali, uffici), dei tre Segretariati per l'unione dei cristiani, per i non-cristiani e per i non-credenti, il Consiglio dei laici e la Pontificia Commissione “Iustitia et pax”, l'inserimento nei quadri già esistenti di vescovi residenziali e di un personale internazionale.

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