centóne

Indice

sm. [sec. XV; dal latino cento -ōnis, panno costituito da pezzi di stoffa differenti].

1) Componimento poetico formato con versi di altro autore, adattati ad altri significati. Il centone ebbe fama in Grecia a partire dal sec. II d. C., e l'autore più sfruttato fu Omero, da cui, dopo il sec. V furono tratti anche i centoni cristiani. Molto famosi anche i centoni latini, tratti da Virgilio (per esempio il centone di Proba, scritto fra il 360 e il 370, con storie dell'Antico e del Nuovo Testamento), Lucano, Ovidio, Stazio. Dopo il sec. V la moda del centone calò, ma anche durante il Rinascimento vi fu chi se ne dilettò, come il Sannazaro che cucì un sonetto con versi del Petrarca. Sebbene il centonista avesse come regola quella di estrarre versi da un solo grande poeta, vi fu anche chi spinse il proprio virtuosismo a comporre sonetti con versi di quattordici poeti diversi.

2) Raccolta medievale di canti liturgici.

3) Composizione musicale in cui si riportano brani di vari autori.

4) Per estensione, spregiativo, insieme composito ed eterogeneo di elementi diversi, accozzaglia; in particolare, scritto o discorso composto di brani diversi e contraddittori, in buona parte ricavati da altri autori, e quindi disorganico e poco originale: quel libro mi pare un noioso centone di banalità e di frasi fatte.

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