che (pronome)

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(con la e chiusa), pron. e agg. inv. (può subire elisione davanti a vocale, specialmente davanti a e) [sec. X; latino qui quae quod, con influsso del pron. interr. quis quid].

1) Pron. relat. di solito in funzione di soggetto o di compl. oggetto (riferito a persone, animali e cose), con il senso di “il quale, la quale, i quali, le quali”: sei tu che lo vuoi; il cane inseguì le pecore che si erano allontanate; non vedo la signora che mi hai appena presentato; rendimi i soldi che ti ho prestato. Nell'uso ant. e toscano, talvolta sottinteso: “Gli usai tutte quelle cerimonie che sono convenienti ad uno amico” (Machiavelli). Nell'uso ant. e popolare anche in funzione di compl. indiretto, preceduto da prep., con il senso di “cui”: “Infiniti... sono i modi con che i mariti si trovano ingannati” (Bandello); spesso usato senza prep., specialmente con il senso di “in cui”: paese che vai, usanza che trovi; la domenica che ti scrisse; “Al tempo / che la vita più degna era e più umana” (Saba). Talvolta, specialmente nell'uso parlato, in costrutti anacolutici, quasi con valore di cong.: ha ricevuto certi regali, che non sa cosa farsene; “una soffitta che ci si saliva per la scala grande” (Pavese). Con valore neutro nel senso di “la qual cosa”, talora riferito a un'intera frase o discorso precedente e usato perciò anche all'inizio del periodo, per lo più preceduto dall'articolo det.: per riuscire meglio devi impegnarti di più: che non mi pare poi così difficile; “bisogna che a fare questo concorrino in uno medesimo, il che è cosa rarissima, prudenzia, tesoro e riputazione” (Guicciardini); con lo stesso valore, può essere preceduto da prep.: “si travagliava mediocremente, di che io mi rallegravo” (Machiavelli); pensaci bene, dopo di che mi risponderai; dal che, dalla qual cosa; lett. antiq.: per lo che, per la qual cosa.

2) Pron. interr. (poco comune escl.), in funzione di soggetto e di compl., con il senso neutro di “quale cosa”; che accade?, che è stato?; che fai?, di che ti preoccupi?, a che pensi?; che dici mai!; “Che veggio!” (Alfieri). Frequente nelle interrogative indirette: dimmi che vuoi; non capisco di che campa. In particolare loc. dell'uso familiare: aver che dire con qualcuno, aver motivi di risentimento, essere in contrasto; non c'è che dire, non si può obiettare nulla, come formula di approvazione incondizionata; aver che fare, avere rapporti, frequentare; aver di che, aver motivo, avere argomenti: ho di che lagnarmi; non avere di che, non avere disponibilità: non ha di che mangiare, di che vestirsi; non c'è di che, formula di cortesia per schermirsi da un complimento, di solito in risposta a “grazie”; che so io?, formula di conclusione generica del discorso, di solito al termine di un'enumerazione: “sia chi sia, vili e plebei e che so io” (Manzoni); che è che non è, d'un tratto, senza preavviso; che più?, per indicare che non c'è altro da fare o dire. Spesso con valore rafforzativo all'inizio di frasi interr. ed escl. anche in loc. composte come e che, o che, ma che: che credi di farmi paura?; “Che! Mi pare d'essere rinata” (Panzini); “E che? fors'egli, / sol col mostrarsi or di aver vinto estima?” (Alfieri). Talvolta con valore di escl. autonoma quasi sempre con senso negativo per esprimere meraviglia, stizza, riprovazione, rifiuto: ci vai? – Che! neanche per sogno; che! è inaudito!; anche ripetuto o rafforzato: che, che! non voglio più pensarci; ma che!, vedi macché.

3) Agg. interr. ed escl. con il senso di “quale, quali”: che ora è?; da che paese vieni?; che mascalzone!; che stupidaggini!; che splendida ragazza!; guarda in che guaio sono capitato; seguito da “cosa” acquista lo stesso valore pronominale del numero 2: che cosa è avvenuto?; che cosa dici?; che cosa hai fatto! Nell'uso regionale specialmente settentrionale, seguito direttamente da un agg. isolato nel senso di “quanto”: che brutto!; che carino! Talvolta può esprimere noncuranza, disprezzo o diniego di quanto altri ha prima affermato: “Bravo. – Ma che bravo!” (Rovani).

4) Pron. indefinito usato nelle loc.: un (certo)che, un (certo) non so che, e simili, per indicare qualcosa d'indeterminato che tuttavia attrae l'attenzione o l'interesse: ha un certo che di originale; “un non sapeva che bianco” (Dante); “un non so che d'altero e d'inquieto” (Manzoni); familiare: (un) gran che, cosa o persona d'importanza o di valore (specialmente in frasi negative): non ha combinato un gran che; quell'avvocato non mi pare gran che. Anche in pronomi composti; alcun che, vedi alcunché; cheche, cheche sia, vedi checché, checchessia.

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