cloisonné

agg. e sm. francese [da cloison, parete divisoria, grata, dal latino clausus, chiuso]. Particolare tecnica di lavorazione a smalto detta anche “smalto ad alveoli di rapporto” o “tramezzato” o “a cellette”. Per il cloisonné viene preparata una cavità unica (spesso ottenuta semplicemente rialzando i bordi della foglia di metallo) entro la quale si saldano i tramezzi che formano gli alveoli destinati a contenere la pasta vitrea. Dopo la cottura, tutta la superficie viene levigata, sottoponendo ad abrasione sia le porzioni smaltate sia i tramezzi, secondo un procedimento che viene descritto anche da Teofilo Monaco (nel capitolo LIV della Diversarum artium schedula). Il cloisonné, di origine orientale, fu eseguito per lo più in oro e precede lo champlevé, in quanto il suo periodo di maggior fioritura va dal sec. V al XV. La produzione del cloisonné (usato per decorare croci, reliquiari, calici, cofanetti, coppe, ecc.) fu quasi esclusivamente bizantina fin verso il sec. XII, epoca in cui subì una seria concorrenza da parte degli smalti limosini in champlevé. Tra i numerosi esempi insigni di cloisonné sono da ricordare il calice di Saint-Remi nella cattedrale di Reims e l'Arca dei Re Magi, nel duomo di Colonia. § In Cina il cloisonné giunse da Bisanzio nel sec. XIV, durante la dominazione mongola, attraverso intermediari musulmani, per cui venne chiamato “Dashi” (Arabia) o “Folang” (Bisanzio). Se durante il periodo Ming fu poco apprezzato, con i Ch'ing ottenne addirittura il patronato imperiale, tanto che nella Città Proibita, sotto l'imperatore K'angshi, venne adibito un apposito laboratorio. Sotto l'imperatore Ch'ien-lung questa produzione raggiunse l'apice, con opere dall'esecuzione elaborata e dalle forme più varie che poi saranno portate in Europa dopo il saccheggio del Palazzo d'Estate di Pechino, operato dalle truppe anglo-francesi (1860).

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora