contiguità

sf. [sec. XVI; da contiguo]. L'essere contiguo; prossimità, vicinanza. § In diritto, in caso di contiguità di terreni, separati da un muro, il proprietario del fondo confinante con il muro stesso può chiederne la comunione per tutta l'altezza o per parte di essa. Egli deve però pagare la metà del muro o della parte resa comune, oltre alla metà del valore del suolo su cui il muro è costruito. § In filosofia, associazione di contiguità, una delle tre forme dell'associazione delle idee, realizzata quando due oggetti nello spazio o due momenti nel tempo si toccano con i loro estremi. Già nota ad Aristotele, la contiguità si ha quando due stati di coscienza sono presenti “simultaneamente” o “successivamente”; di qui la divisione in contiguità nello spazio e contiguità nel tempo. § In psicologia, legge della contiguità, principio posto da E. R. Guthrie alla base della sua teoria dell'apprendimento. Secondo tale principio, l'associazione tra una combinazione di stimoli e una risposta è massima se entrambe avvengono contemporaneamente o in stretta successione temporale. § In etologia, per contiguità s'intende la stretta prossimità temporale fra il rinforzo e lo stimolo condizionato o la risposta condizionata, necessaria affinché nel sistema nervoso possa aver luogo un processo di tipo associativo. Sperimentalmente, si ottiene un condizionamento più rapido quando lo stimolo condizionato (SC) viene impartito prima dello stimolo non condizionato (SNC) e in parte gli si sovrappone. Se fra lo SC e lo SNC trascorre più di un secondo o se lo SC continua dopo la fine dello SNC è molto difficile ottenere condizionamento.

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