Lessico

sf. [sec. XIII; latino crusta].

1) Strato indurito, più o meno spesso, che ricopre la superficie di un corpo, di una sostanza; scorza: crosta di ghiaccio,crosta del pane. Con accezioni spec.: A) crosta terrestre. B) Nome comune dell'esoscheletro (carapace) dei Crostacei. C) In medicina, placca di vario spessore ed estensione, dovuta a essiccamento di siero, di pus o di sangue, che ricopre un tessuto in riparazione o che comunque presenti una soluzione di continuità. Di solito riproduce la disposizione di vescicole, bolle, pustole o, comunque delle soluzioni di continuo su cui si è formata e il colore varia in rapporto al contenuto degli elementi che la costituiscono. Crosta lattea, forma morbosa costituzionale dei lattanti, che presenta spesso un andamento ereditario. Si tratta di una dermatite seborroica caratterizzata dalla comparsa di croste grasse su un fondo rosso infiltrato che compare inizialmente al volto e successivamente si diffonde al cuoio capelluto. Generalmente scompare con lo svezzamento. D) In pedologia, orizzonte di accumulo superficiale che si forma durante la stagione asciutta per precipitazione delle sostanze disciolte nelle soluzioni presenti nel suolo in seguito all'intensa evaporazione dovuta alle elevate temperature. La composizione chimica delle croste è in diretta relazione con quella del substrato: le croste sono per lo più calcaree, gessose e ferrallitiche, raramente alcaline. E) Croste di un quadro, le squame di colore che si staccano da un dipinto vecchio e deteriorato; spregiativo, quadro senza valore artistico: “Il '900 pittorico è ricco di croste” (Panzini). Fig., apparenza, aspetto esteriore e superficiale che nasconde la realtà: “La superstite poesia zampilla incandescente..., non appena si spezzi la lugubre crosta” (E. Cecchi).

2) Nell'industria delle pelli, strato interno, o più precisamente sottostante al lato fiore, che si ottiene quando una pelle viene spaccata in due o più strati secondo l'intera sua superficie. Essa è utilizzabile per una numerosa serie di articoli: suoletta, tomaia, pelletteria e altri.

Geologia: crosta terrestre

Involucro più esterno del nostro pianeta, compreso tra l'atmosfera e il mantello e separato da quest'ultimo dalla discontinuità di Mohorovičić, posta a una profondità variabile da 6 (crosta oceanica) a 35-60 km (crosta continentale). Vi sono due tipi di crosta terrestre la crosta oceanica e la crosta continentale, diverse per composizione, età e origine. La natura dei due tipi di crosta è messa in evidenza principalmente dagli studi geofisici, poiché gli affioramenti, limitati quasi esclusivamente alla crosta continentale, interessano la sua porzione più superficiale "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 p 44" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 p 44" .

Geologia: crosta oceanica

Costituisce i fondali oceanici, per cui, ipsograficamente, è localizzata circa 3-4 km più in basso della crosta continentale. I dati geofisici, rilevati dalla propagazione delle onde sismiche, mostrano che essa è costituita da tre strati diversi: il primo, o strato 1, variabile in spessore e composizione, ma sempre molto limitato, è costituito da sedimenti; formato da resti di organismi marini e da sedimenti detritici, è maggiore nelle aree equatoriali e in prossimità dei margini continentali; lo strato 2, raggiunto anche da numerose perforazioni, è costituito da lave basaltiche tholeiitiche a cuscino e dicchi, ha uno spessore variabile da 1 a 2,5 km, ed è interessato nella parte superiore da un metamorfismo di bassissimo grado (zeoliti) e nella parte inferiore, dove predominano i dicchi, da un metamorfismo di alto grado (scisti verdi). Lo strato 3 presenta un tipo di propagazione delle onde sismiche compatibile con una composizione gabbrica e diabasica. Le anomalie positive di velocità delle onde, rilevate in questo strato, sono ricondotte a delle intrusioni del mantello sottostante (peridotitico) all'interno di fratture del gabbro, costituite da serpentiniti (peridotiti idrate). Questo strato ha uno spessore di circa 5 km. La densità media della crosta oceanica è di circa 3 g/cm3. La crosta oceanica rappresenta la crosta primaria del nostro pianeta, responsabile del trasferimento in superficie degli elementi chimici che fanno parte del mantello. Questo suo ruolo primario, nel ciclo geochimico è stato chiarito dalla teoria della tettonica delle placche: essa, infatti, è costituita da rocce originatesi per segregazione magmatica dalle peridotiti del mantello, le quali, spinte a risalire dall'instabilità termica, si differenziano, grazie anche all'interazione con i fluidi circolanti. Parte di esse fuoriescono sulla superficie attraverso fratture (dorsali oceaniche), cristallizzando come basalti, altre si raffreddano in profondità dando origine ai gabbri. Con questo meccanismo si ha una produzione di nuova crosta oceanica a una velocità di circa quaranta miliardi di t/anno. Il materiale costituente la crosta oceanica completa il ciclo geochimico ritornando a fare parte del mantello in seguito al processo di subduzione. Durante tale processo, tutte le sostanze chimiche presenti nella crosta oceanica ritornano nel mantello, fatta eccezione che per quelle comprese nei fusi leggeri, che risalgono e che andranno a costituire i corpi intrusivi o effusivi dell'arco magmatico, contribuendo alla formazione di nuova crosta continentale. Il ciclo continuo di genesi e distruzione di crosta oceanica spiega il motivo per cui sulla superficie terrestre non esiste crosta oceanica più vecchia di 250 milioni di anni (contro una età del nostro pianeta di circa 4,5 miliardi di anni).

Geologia: crosta continentale

Diversamente dalla precedente, la crosta continentale costituisce la struttura di tutti i continenti e i fondali dei mari epicontinentali. Ipsograficamente, dunque, è posta a quote più elevate, con una media di circa 800 m sul livello del mare; le analisi radiometriche su campioni di crosta continentale hanno fornito età molto più elevate, fino a quasi 4 miliardi di anni; il suo spessore è di gran lunga maggiore, potendo giungere fino a 30-80 km (sotto le più recenti catene montuose come l'Himalaya e le Ande settentrionali); il flusso di calore attraverso la crosta continentale è basso o moderato; inoltre, la propagazione delle onde sismiche all'interno della crosta continentale ne ha rivelato una struttura e una composizione assai più complessa. Sembra che la crosta continentale sia costituita da due sottoinvolucri distinti, separati dalla discontinuità di 2º ordine di Conrad. La parte superiore è costituita da un elevato spessore di rocce sedimentarie (variabile, ma dell'ordine di diversi chilometri), rappresentate, principalmente, da argilliti e carbonati, a cui fa seguito un insieme di rocce ignee a composizione prevalentemente granodioritico-tonalitica. La velocità delle onde sismiche nella crosta inferiore è, invece, compatibile con rocce ignee tipo diorite e anortosite, metamorfosate in anfibolite e granulite. La densità media della crosta continentale è inferiore a quella della crosta oceanica (circa 2,7 g/cm3). C'è da dire, comunque, che il pozzo Kola, attraversando nella penisola omonima la discontinuità di Conrad, non ha intercettato alcuna variazione litologica tra crosta superiore e crosta inferiore. Questa caratteristica è responsabile del fatto che la crosta continentale è rappresentata da rocce che si sottraggono al ciclo geochimico generale del pianeta in quanto è troppo leggera per venire nuovamente assorbita in profondità dal mantello. I processi di origine della crosta continentale sono legati ai fenomeni orogenetici. La crosta continentale, infatti, viene prodotta in corrispondenza di sistemi arco-fossa in seguito ai processi di metamorfismo e magmatismo caratteristici dei settori di convergenza litosferica. Oltre ai due tipi di crosta ora descritti, sulla base dello spessore è stato differenziato un terzo tipo di crosta, quella cosiddetta di transizione, che presenta una composizione del tutto simile a quella della crosta continentale, ma dotata di flusso di calore maggiormente elevato e di spessore più modesto (15-30 km). Si è detto che i dati composizionali e reologici relativi alla crosta provengono, fondamentalmente, dalle informazioni ricavate dalla propagazione delle onde sismiche. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Sessanta del sec. XX, è stato dato il via a diversi progetti di perforazione profonda, aventi lo scopo di attraversare la crosta oceanica per esplorarne il mantello superiore e il reperimento di dati geologici diretti per lo studio della struttura e della composizione della crosta continentale.

J. Aubouin, R. Brousse, Compendio di geologia, Milano, 1974; R. Carimati, R. Potenza, B. Testa, Geologia. Dizionario enciclopedico, Milano, 1987; P. Casati, Scienze della Terra, Milano, 1987; C. D'Amico, F. Innocenti, F. Sassi, Magmatismo e metamorfismo, Torino, 1989.

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