débole

Indice

Lessico

(ant. e regionale débile), agg. [sec. XIII; latino debílis].

1) Che è scarsamente dotato di energie fisiche; carente di una funzione fisiologica: essere debole di vista, di stomaco, di memoria. Per estensione e fig., di scarsa intensità: luce debole, suono debole; vino debole, d'irrilevante gradazione alcolica; di efficacia ridotta: provvedimenti deboli; privo di autorità o energia morale: volontà debole; anche come sm.: è un debole, individuo irresoluto; insignificante da un punto di vista intellettuale o artistico: il suo saggio è piuttosto debole; non motivato, infondato: ipotesi debole; essere debole in qualche cosa, avere limitate attitudini o capacità nei confronti di qualche cosa.

2) Sostantivato con valore neutro, il debole (anche punto debole), l'aspetto più vulnerabile della personalità o delle capacità di un individuo; anche l'oggetto di un'inclinazione, di una propensione: ha un debole per le bionde.

Linguistica

Nel sistema verbale germanico si distinguono due coniugazioni: quella debole e quella forte. La prima è caratterizzata da un morfema in dentale al preterito e al participio passato; la seconda invece manca di questo morfema ed è caratterizzata dalla variazione apofonica del vocalismo radicale. I verbi della coniugazione debole si possono in origine dividere in quattro classi: la prima presenta il suffisso -ja-, la seconda la vocale tematica -ō-, la terza il suffisso -ai-, la quarta il suffisso -na-/-no-. Nell'evoluzione delle lingue germaniche queste quattro classi si riducono dapprima a tre (tedesco antico, inglese antico) e successivamente a una sola classe (tedesco medio, inglese medio). Anche l'aggettivo nelle lingue germaniche presenta una duplice flessione: quella debole e quella forte. Quest'ultima segue la declinazione dei temi in vocale e ha alcune desinenze di origine pronominale. La duplice flessione dell'aggettivo sopravvive ancora nel tedesco moderno dove si ha der gute Freund (il buon amico; declinazione debole), ma guter Freund (buon amico; declinazione forte). In greco è detto debole l'aoristo sigmatico per distinguerlo da quello forte o tematico e da quello fortissimo atematico o radicale. Nella prosodia latina si parla di posizione debole (positio debilis) quando una sillaba con vocale breve è seguita da un nesso formato da una consonante muta e da una liquida, nel qual caso in poesia la sillaba è ancipite, può cioè essere adoperata sia come breve sia come lunga.

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