deprivazióne

sf. [de-+privazione]. Impoverimento, privazione; in particolare, in psicologia, deprivazione sensoriale, condizione nella quale un individuo riceve una quantità di stimoli inferiore alla norma per motivi artificiali (come nelle ricerche di laboratorio) o naturali (per esempio, per deficit sensoriali). La deprivazione sensoriale viene distinta dalla deprivazione percettiva, in cui il soggetto non è sottoposto a una riduzione quantitativa ma qualitativa della stimolazione, che perde in tutto o in parte il suo significato. Vicina alla deprivazione percettiva è la condizione di monotonia percettiva, in cui l'individuo è sottoposto per un certo periodo sempre agli stessi stimoli. Si distingue una deprivazione cronica, della durata di alcuni anni, da una acuta, della durata da poche ore a qualche settimana. Nella deprivazione sensoriale l'eliminazione completa di ogni stimolo non è mai possibile, se non per le modalità visiva e acustica. Sia la deprivazione sensoriale sia quella percettiva provocano una grave disorganizzazione del comportamento, i cui primi effetti sono già rilevabili dopo ca. 3 ore e sono di massima tanto più gravi quanto più è lungo il periodo di deprivazione, pur esistendo una notevole variabilità interindividuale. Tali effetti vengono distinti in clinici e cognitivi. I primi, che presentano una certa somiglianza con gli effetti prodotti da sostanze allucinogene, quale l'LSD, sia pure in forma più blanda, consistono in: allucinazioni frequenti, che possono interessare tutte le modalità sensoriali e presentano diversi livelli di strutturazione, da lampi di luce, o ronzii, o sensazioni di dondolamento, alla visione di vere e proprie scene strutturate; alterazioni dello schema corporeo, anch'esse frequenti, che consistono nella sensazione di allungamento o accorciamento di membra, mancanza di arti, e così via; deliri, più rari, di solito accompagnati da allucinazioni e che possono presentare i caratteri e i contenuti più vari. Tra gli effetti cognitivi, sono state studiate alterazioni della memoria e dei processi di pensiero, ma l'attenzione degli studiosi si è concentrata soprattutto sulle alterazioni percettive. Queste sono riassumibili in una frammentazione del campo percettivo, con una relativa incapacità a percepire forme globali. Particolare interesse rivestono gli studi, compiuti su animali, degli effetti della deprivazione sensoriale dalla nascita. Si è potuto constatare come le alterazioni percettive, a carico soprattutto dei processi di costanza, che si instaurano negli animali così trattati diventano ben presto irreversibili. Si osservi che nell'uomo la povertà di stimolazione – culturale, quale si ha in bambini appartenenti a famiglie socialmente svantaggiate, o affettiva, quale si riscontra in bambini istituzionalizzati in ospedali, brefotrofi, ecc. – può provocare gravi ritardi di sviluppo sul piano cognitivo.

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