Lessico

sf. [sec. XVIII; dal francese dérive].

1) Spostamento rispetto a un punto fisso o a una determinata traiettoria di un natante o di un aeromobile, dovuto all'azione delle correnti marine e aeree: andare alla deriva, di imbarcazione il cui libero movimento è dovuto all'effetto sia dei venti sia delle correnti; fig., che non reagisce agli eventi contrari, che si lascia andare; detto anche di chi si degrada economicamente e moralmente per mancanza di volontà o di freni interiori. In particolare, deriva dei continenti, teoria geologica formulata da A. Wegener nel 1912.

2) Superficie destinata ad assicurare la stabilità direzionale a un aeromobile, di norma caratterizzata da profili simmetrici e posta all'estremità posteriore dell'aeromobile, in modo da poter offrire la massima efficacia stabilizzatrice grazie al rilevante braccio che la sua portanza viene ad avere rispetto al baricentro dell'aeromobile stesso, quando questo si trova in assetti deviati. § Analogamente, nelle imbarcazioni a vela, pinna di deriva (o deriva), lama in legno o metallo, verticale o pressoché tale, per lo più parallela all'asse longitudinale dello scafo, che sporge sotto il fondo o lungo i fianchi delle imbarcazioni a vela; ha lo scopo di ridurre lo scarroccio dovuto all'azione del vento. Si hanno, secondo casi, derive fisse o mobili. Per estensione, prende il nome di deriva l'imbarcazione a vela fornita di deriva.

3) In biologia, deriva genetica o drift genetico, forza che influenza l'evoluzione delle piccole popolazioni conducendo alla perdita o alla stabilizzazione di una mutazione. In un piccolo nucleo di organismi colonizzatori, la deriva genetica si esprime come “effetto del fondatore”. La nuova popolazione, infatti, evolverà sulla base dell'insieme dei geni del nucleo colonizzatore, che rappresenta solo una parte delle varianti geniche della popolazione di origine. Agisce in interazione con le altre forze evolutive quali migrazione, mutazione, selezione. Quando su una popolazione non agisce nessuna di queste forze evolutive nel passaggio da una generazione alla successiva, la frequenza di un gene dovrebbe rimanere costante secondo la legge di Hardy-Weinberg.

4) In etnologia, deriva culturale, fenomeno di trasformazione di una cultura provocato da fattori interni al gruppo, senza che sia riscontrabile un intervento esercitato direttamente da culture esterne.

5) In elettronica, lenta fluttuazione del livello di zero manifestata da un circuito in assenza di segnale e dovuta alle componenti di bassissima frequenza del rumore elettrico generato dagli elementi del circuito. In particolare, nei generatori di radiofrequenza, la deriva di frequenza rappresenta lo scostamento della frequenza generale da un valore prefissato.

Etnologia

Il mantenimento delle strutture culturali tradizionali è, di solito, dovuto al conservatorismo dei “depositari” di queste (vecchi, capi, sacerdoti e, in una certa misura, le donne), ma all'interno di ciascun gruppo, a condizione che questo sia abbastanza numeroso (in ciò la deriva culturale si differenzia da quella genetica), giocano fattori il più delle volte impercettibili, come l'adozione di un nuovo oggetto d'uso, di un certo modo di fare, a volte determinanti, come una migrazione o la scoperta di nuove tecniche. Il succedersi di questi “avvenimenti” porta, nel volgere degli anni, a cambiamenti di costumi e usanze che, pur senza alterare la struttura della cultura di fondo, alla morte dei vecchi “depositari” vengono gradualmente integrati nel patrimonio trasmesso dai nuovi capi, anziani, sacerdoti. Questo processo dinamico sta quindi alla base delle trasformazioni delle culture, come appare evidente dallo studio analitico dei miti, delle religioni, dei modi di vivere, delle strutture sociali di tutti i gruppi numericamente significativi svolto in questi ultimi anni dall'antropologia culturale e dall'etnologia.

Navigazione

Nella navigazione aerea e marittima la deriva, e più precisamente l'angolo di deriva, deve essere preventivamente calcolata e costantemente verificata in quanto, secondo l'intensità e la direzione della forza agente, lo spostamento del mezzo, rispetto alla rotta prestabilita, può assumere valori anche rilevanti. Infatti, un mezzo in moto in un fluido può essere considerato come un punto sul quale si esercitano due (o più) forze, una rappresentata dalla spinta in direzione della rotta prestabilita e una dalla spinta delle forze esterne con verso e direzione diversi dalla precedente; ne risulta che il mezzo viene sollecitato a muoversi secondo la risultante delle due forze applicate al punto. Perché il mezzo mantenga la giusta rotta, sarà necessario correggere la deviazione rappresentata appunto dall'angolo di deriva (per esempio, agendo con il timone). Il calcolo per la correzione di rotta tiene conto, insieme ad altri parametri, dell'angolo di deriva, che per gli aeromobili è l'angolo che l'intersezione del piano di simmetria del velivolo con un piano orizzontale forma con la proiezione sul medesimo piano orizzontale della tangente alla traiettoria, e per i natanti è l'angolo fra il vettore che rappresenta la velocità effettiva, velocità assoluta della nave (cioè quella rispetto alla terraferma), e il vettore che definisce la velocità propria della nave rispetto alla massa d'acqua circostante (dovuta ai propulsori).

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