Lessico

(anticamente diàbolo) sm. [sec. XIII; greco diábolos, propr. calunniatore].

1) Il principio del male, in contrapposizione a Dio, principio del bene; creatura infernale che spinge l'uomo al male e al peccato. Fig., persona che per la sua bruttezza, malvagità, astuzia maligna sembra incarnare il diavolo. Si usa in paragoni e similitudini come secondo termine iperbolico: essere brutto, malvagio, astuto come il diavolo; avere il diavolo addosso, in corpo, essere agitatissimo; avere un diavolo per capello, essere fuori di sé per la stizza; saperne una più del diavolo, essere furbissimo; buon diavolo, povero diavolo, persona sprovveduta di forza di carattere o di mezzi economici o di entrambe le cose. Nelle escl. e nelle imprecazioni ha valore rafforzativo: “Fuori, vi dico, corpo del diavolo!” (De Roberto); “Bevete, bevete, che diavolo!” (Deledda); con valore talvolta scherzoso: che il diavolo ti porti! Casa del diavolo, propr. l'inferno, per estensione, confusione rumorosa o luogo disagevole da raggiungere: “facevamo una casa del diavolo” (Carducci); “l'ho dovuto accompagnare fino... a casa del diavolo” (Borgese); fare il diavolo, fare il diavolo a quattro, far chiasso, esprimere con molta energia le proprie ragioni, adoperarsi con vigore e determinazione per raggiungere uno scopo od ottenere qualche cosa; fuggire qualcuno o qualche cosa come il diavolo l'acqua santa, evitare accuratamente qualcuno o qualche cosa per paura o avversione; il diavolo ci ha messo la coda, le corna, lo zampino, per indicare il sorgere di qualche contrarietà o imprevisto; andare al diavolo, mandare al diavolo, in malora, in rovina, allontanare in modo brusco qualcuno; del diavolo, per indicare una sensazione molto intensa: avere una fame del diavolo, fare un chiasso del diavolo. Proverbi: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” e “la farina del diavolo va tutta in crusca”, la malvagità e la malizia vengono sempre scoperte e non danno frutto; “il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”, una disgrazia, una situazione difficile possono portare conseguenze meno gravi di quelle temute o addirittura favorevoli. Come interiezione, sottolinea il tono dominante nella frase che accompagna: diavolo!, ma hai davvero vinto la lotteria?; dovete smetterla di essere così villani! diavolo!

2) Utensile di ferro a forma di imbuto rovesciato, adoperato per facilitare l'accensione, specialmente nei fornelli a carbone.

3) Diavolo zoppo, gioco per ragazzi all'aria aperta, già in uso presso Greci e Romani. Un giocatore, sorteggiato come “diavolo zoppo”, cerca, saltando su un piede solo, di colpire con un fazzoletto appallottolato i compagni che fuggono. Se vi riesce, chi è colpito prende il suo posto.

4) Nel gioco dei Tarocchi una delle 22 figure che fanno parte degli Arcani Maggiori o Trionfi.

5) Loc. avv., alla diavola, alla peggio: lavoro fatto alla diavola; in gastronomia, pollo alla diavola, pollo giovane aperto e schiacciato, condito con olio, aromi e spezie e cotto sulla brace o in padella. È una specialità della cucina italiana, d'origine toscana, ormai ovunque diffusa.

Religione e folclore

L'idea del diavolo come simbolo e signore del male è tipicamente cristiana. Antecedenti prossimi sono Satana e Beelzebub nel giudaismo, Ahriman, principio del male nella religione di Zarathustra; uno sviluppo parallelo è nello gnosticismo il demiurgo, creatore del mondo. Nel processo dell'evangelizzazione il diavolo del Nuovo Testamento e del cristianesimo antico si incontra e si fonde con le figure di vari spiriti e demoni, spesso in relazione con il mondo della morte, delle varie religioni, acquisendone molti caratteri ed ereditando anche credenze e usi a essi relativi. Così il cavallo nero della leggenda di Teodorico è manifestazione diabolica della mitologia germanica; la diffusissima raffigurazione del diavolo in forme caprine è da riportare a Pan e ai satiri della mitologia greca. Ne consegue che spesso le pratiche magiche contro le potenze del male sono, anche nel folclore attuale, più o meno esplicitamente riferite al diavolo. La dottrina sui demoni fu sistemata da San Tommaso (Summa theologica, questioni L-LXIV); tra il sec. XV e il XVII la demonologia si sviluppò in relazione con i processi per stregoneria e J. Weyer, tenace oppositore di tali processi, dà nella sua opera Pseudomonarchia daemonum (1580) una classificazione dei demoni. Per quanto riguarda il folclore, si possono ricordare le credenze e leggende di larga diffusione europea secondo cui opere costruttive audaci, come ponti, ecc., erano attribuite al diavolo; l'immagine del diavolo come custode di tesori sepolti, sotto varie forme; la notte considerata come suo tipico regno (da cui il timore, nel folclore italiano, di guardarsi in uno specchio di sera, perché potrebbe vedersi invece della propria immagine quella del diavolo); la presenza di maschere diaboliche nel Carnevale (per esempio, Arlecchino ricorda Alichino in Dante, Inferno XXI, 118 e XXII, 112).

Iconografia

Nell'arte cristiana dei primi secoli il diavolo viene raffigurato solo simbolicamente, sotto forma di serpente, di drago e talvolta di leone. Il serpente in particolare, già presente nella Bibbia di Alcuino (sec. IX, Bamberga, Staatliche Bibliothek) e nella Bibbia di Moûtier Grandval (sec. IX, Londra, British Museum), rimane tipico in tutta la tradizione iconografica cristiana dell'episodio della Tentazione di Eva (Wiligelmo, duomo di Modena; Michelangelo, Cappella Sistina). Nella scena del Giudizio Universale, invece, il diavolo viene rappresentato, già nel (sec. IX), come una figura mostruosa che nell'arte romanica acquista spesso alcuni caratteri iconografici dei satiri dell'antichità (orecchie a punta, corpo peloso, barba e piedi caprini). Particolarmente suggestiva la rappresentazione del diavolo nel Giudizio Universale del Battistero di Firenze (seconda metà del sec. XIII). A partire dal sec. XV il diavolo spesso assume, soprattutto nell'arte italiana, aspetto umano (L. Signorelli, Giudizio Universale nel duomo di Orvieto), mentre nell'arte nordica mantiene aspetto mostruoso (Bosch, Dürer, Bruegel). La figura del diavolo compare ancora, sotto varie forme, nella scena della Tentazione di Cristo (che ha la sua fonte nei Vangeli di Matteo e di Luca) e in quella delle Tentazioni di Sant'Antonio.

Bibliografia

Per la religione

E. von Petersdorff, Dämonologie, Monaco, 1956-57; T. Ling, The Significance of Satan. New Testament Demonology and its Contemporary Relevance, Londra, 1961; A. H. Kelly, The Devil. Demonology and Witchcraft, Londra, 1968; C. Balducci, La possessione diabolica, Roma, 1975; A. Di Nola, Inchiesta sul diavolo, Bari, 1979; C. Balducci, Il diavolo, Casale Monferrato, 1990.

Per l'arte

J. Levron, Le diable dans l'art, Parigi, 1935; E. Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano, 1952; L. Réau, Iconographie de l'art chrétien, Parigi, 1957; J. M. Charcot, Le indemoniate nell'arte, Milano, 1980.

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