infèrno²

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino infernum, luogo sotterraneo].

1) Nella concezione pagana, l'oltretomba; secondo la religione cristiana, luogo di dannazione e di pena eterna in cui sono relegate le anime dei peccatori. Nelle loc.: mandare qualcuno all'inferno, mandarlo all'altro mondo; fig., cacciarlo in malo modo: va' all'inferno, va' in malora, al diavolo; d'inferno, di cosa, situazione e simile che procura grande sofferenza e tormento: un caldo d'inferno, una vita d'inferno; soffrire le pene dell'inferno, fig., soffrire moltissimo; lingua d'inferno, persona malvagia e maldicente. Fig., cosa, luogo, ecc. che procura dolore, tormento, fastidio: questa città è un inferno; il matrimonio è stato per lei un inferno. Per metonimia, la prima cantica della Divina Commedia, che ha per titolo Inferno: i personaggi dell'Inferno.

Religione

Il sorgere della tradizione cristiana intorno all'inferno come luogo di pena ultraterrena per i peccatori, si deve far risalire al momento in cui il tardo giudaismo, sotto l'influenza del dualismo religioso iranico, introdusse una distinzione nell'indifferenziato oltretomba ebraico (lo Sce'ol), concependo due luoghi diversi, di beatitudine e di perdizione. Il Nuovo Testamento (specie gli Evangeli sinottici e l'Apocalisse) accolse la credenza in una punizione divina dei peccatori dopo la morte, e per questo tramite l'idea dell'inferno passò ai padri della Chiesa e al successivo cristianesimo, caricandosi di aspetti fantastici soprattutto durante il Medioevo. Nel cattolicesimo, l'inferno si venne definendo come la punizione per il peccato originale e per i peccati mortali non rimessi con i sacramenti del battesimo e della penitenza; le pene infernali sono suddivise in pene del danno (perdita della visione di Dio e della beatitudine eterna) e in tormenti positivi, sia spirituali sia materiali (fuoco infernale). Mentre la localizzazione dell'inferno non è stata definita in modo vincolante per la fede – l'idea che si trovi sottoterra è soltanto una “pia credenza” –, sin dal 543 si è stabilita dogmaticamente l'eternità delle pene infernali.

Iconografia

L'inferno, tema essenzialmente legato alla tradizione iconografica cristiana, sebbene le rappresentazioni dell'oltretomba siano frequenti anche nell'arte classica e orientale, si configurò in una tipologia precisa in età medievale, spesso in connessione con i temi del Giudizio universale e dell'Apocalisse e in opposizione a quello del paradiso. Nelle raffigurazioni paleocristiane prevalse il motivo simbolico della “porta Inferi” rappresentata con una spaccatura nella roccia che introduce nella cavità sotterranea, dove moltissime tradizioni religiose, oltre a quella cristiana, localizzano l'inferno. L'arte medievale, sostenuta da tutta una produzione letteraria didascalica, sia popolare sia colta, da Bonvesin da la Riva a Dante, svolse il tema dell'inferno nelle miniature che ornano i testi sacri (Salterio di Reichenau, Apocalisse di Bamberga), nella decorazione scolpita delle cattedrali romaniche e gotiche (Autun, Bourges, Orvieto) e in ampie composizioni musive e a fresco (S. Angelo in Formis, presso Capua, sec. XI; Torcello, cattedrale, sec. XII; Albi, cattedrale, 1480-1502); lo schema iconografico più diffuso, d'origine bizantina, articola la rappresentazione in settori, bolge o gironi, nei quali i dannati sono sottoposti a diversi supplizi, primo fra tutti il fuoco infernale, secondo il peccato commesso. Il perno compositivo è spesso costituito dall'immagine di Lucifero, Belzebù o Satana (Firenze, Battistero, sec. XIII; Pisa, Camposanto, sec. XIV; Padova, Cappella degli Scrovegni, Giotto) accompagnato da una fauna infernale di demoni, diavoli e mostri. A questa popolare tradizione iconografica vanno riferiti gli affreschi di Nardo di Cione (Firenze, cappella Strozzi in S. Maria Novella) e la stessa struttura della cantica dantesca, che a sua volta ha ispirato alcuni grandi illustratori, da Botticelli a Doré a Dalì. Sebbene più raramente, l'inferno è rappresentato, nell'iconografia medievale, come una cittadella munita di torri, nella quale i dannati sono prigionieri. Il tema dell'inferno è stato ripreso in età rinascimentale da Signorelli (Orvieto, Cappella di San Brizio) e Michelangelo (Roma, Cappella Sistina) come elemento del Giudizio universale. Fu un tema frequente nell'arte nordica (Bosch, Bruegel) perché ricco di spunti macabri e grotteschi.

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