domesticazióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XIX; da domestico]. Ultimo stadio della soggezione degli animali all'uomo. Anche l'azione svolta dall'uomo verso le piante selvatiche con la coltivazione intenzionale.

Zoologia

La domesticazione degli animali porta a notevoli cambiamenti dell'equilibrio fisiologico e del modo di vita delle singole specie, con la comparsa di caratteri nuovi ottenuti attraverso la selezione dei singoli individui. Tali caratteri sono scelti in funzione utilitaristica (per esempio, la produzione di latte per le mucche, di uova per le galline, ecc.) essendo potenzialmente già esistenti sia nella specie sia nell'individuo; l'insieme delle pratiche per rendere evidenti i caratteri selezionati (alimentazione particolare, incroci, imposizione di nuovi modi di vita, ecc.) costituisce l'allevamento. In genere, gli animali domesticati se tornano allo stato selvatico tendono a riacquistare i caratteri originali, ma quelli domesticati in epoche assai remote (per esempio, cane, maiale, cavallo, bue, pecora, ecc.) danno origine a razze particolari, come i mustang delle praterie nordamericane. La domesticazione può influire anche sul comportamento, modificandolo, attraverso un'appropriata selezione, in modo da rendere gli animali più idonei a un determinato impiego. È il caso della scarsa aggressività degli animali da compagnia e da lavoro o della esagerata aggressività dei galli da combattimento. Talvolta può dar luogo a modificazioni di caratteri comportamentali che avrebbero scarso valore adattativo in natura: per esempio, l'abitudine delle galline di schiamazzare sopra l'uovo appena deposto (in natura attirerebbero i predatori) o alla comparsa di moduli comportamentali del tutto nuovi (per esempio, il corteggiamento di alcune razze di piccioni domestici).

Botanica

La domesticazione delle piante, diversamente da quella degli animali, ha prodotto notevoli modifiche nelle specie originarie, tanto che le piante inselvatichite conservano, in assenza di ibridazione con le analoghe specie selvatiche, i caratteri acquisiti. Ciò ha reso difficile la localizzazione esatta nello spazio e nel tempo dei luoghi dove per la prima volta le piante oggi coltivate sono state domesticate. Va inoltre sottolineato che il processo di domesticazione non è, come per gli animali, suddivisibile in stadi, in quanto le modificazioni dei caratteri originari sono continuate progressivamente col mutare e perfezionarsi delle tecniche agricole fino a giungere alle attuali cultivar altamente selezionate. Le più antiche piante domesticate furono gli ortaggi, seguiti dai cereali e poi dagli alberi da frutto e dalle piante tessili e per altri usi (legname, coloranti, droghe, ecc.). Di poche si conoscono con buona approssimazione le regioni di origine: il piccolo farro, il farro tetraploide e quello esaploide, l'orzo sono tipici dell'area dal Danubio all'Egitto, all'Asia Minore, fino all'Afghanistan; la segale, la fava e l'avena, oltre che nelle zone succitate, erano note nell'Africa settentrionale; il miglio e il sorgo sono africani; il riso è dell'Asia sudorientale; il mais era noto dal Sud degli odierni Stati Uniti fino al Perú, insieme con i fagioli, la patata e il pomodoro. Tra le piante da frutto, il pero e il melo sono originari dell'Europa; il pruno e il ciliegio dell'area sud-mediterranea fino all'Asia centrale; il pesco e l'albicocco dell'Asia orientale; l'olivo e il fico dell'Asia Minore; la banana e il dattero dell'Africa. Non poche piante, infine, furono domesticate in luoghi diversi contemporaneamente e, sembra, in modo indipendente da popoli che non hanno avuto contatti fra loro, come è il caso, per esempio, del cotone.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora