emètico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIV; dal latino emetícus, che risale al greco emetikós, da émetos, vomito]. Sostanza capace di produrre il vomito. Gli emetici si usano solo nel trattamento delle intossicazioni acute allo scopo di rimuovere dallo stomaco i veleni ingeriti e unicamente nel caso che sia inattuabile la lavanda gastrica. Il più importante emetico è l'apomorfina, che agisce sul sistema nervoso centrale stimolando il centro del vomito. La sua azione è spesso accompagnata da manifestazioni collaterali, quali vertigini, dispnea, ipotensione. Minori effetti secondari presenta la radice di ipecacuana, i cui principi attivi, emetina e cefelina, irritano la mucosa gastrica scatenando il riflesso del vomito. Altre sostanze con proprietà emetiche sono il solfato di rame, la poligala, il tartrato di antimonio e potassio (tartaro emetico), il cui impiego è stato però del tutto abbandonato.

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