Lessico

sf. [sec. XIII; dal latino festa, neutro pl. di festus, festivo, solenne].

1) Giorno o periodo in cui si celebra una solennità civile o religiosa: festa nazionale, liturgica; celebrare la festa della repubblica; oggi è la festa del patrono; santificare le feste, attenendosi alle disposizioni del culto; a festa, come si fa nei giorni di festa: le campane suonano a festa; parare a festa la facciata del municipio; loc.: conciare per le feste, percuotere duramente, ridurre a mal partito; far la festa a qualcuno, ammazzarlo, toglierlo di mezzo. Familiare, compleanno, onomastico: la festa del nonno. Nell'uso comune, tempo di astensione dal lavoro, vacanza: quando cominciano le feste?; domani faremo festa.

2) L'insieme delle cerimonie con cui si celebra il giorno solenne; più in genere, ogni manifestazione (ricevimenti, spettacoli e simili) organizzata per ricordare una ricorrenza o a puro scopo di divertimento collettivo: una festa riuscita; festa carnevalesca, goliardica. In particolare, festa teatrale, rappresentazione drammatica con musica eseguita nei sec. XVII e XVIII presso le corti, specie austriache e italiane, per solennizzare nascite o nozze.

3) Fig., quanto procura o esprime gioia e allegria: la tua vittoria è una festa per tutti noi; far festa a qualcuno, accoglierlo clamorosamente; far le feste, detto di animali domestici che manifestano vivacemente a una persona la loro simpatia e soddisfazione.

Religione: generalità

Spazio di tempo sacro (metastorico) che interrompe il tempo profano (storico). Al di là delle singole forme festive e dei contenuti specifici, la festa, fenomeno presente in tutte le religioni, risponde all'esigenza di differenziare il tempo, attribuendo sacralità a periodi di varia durata: da qualche ora (presso gli antichi Romani si avevano feste che duravano un mattino), a una giornata (il caso più frequente), a un certo numero di giorni, o addirittura a un intero anno (l'anno sabbatico della religione ebraica; in un certo senso anche il giubileo della tradizione cristiana). La ricognizione e l'instaurazione del tempo sacro festivo ha due scopi fondamentali e complementari: sottrarre l'uomo al divenire storico e liberare il tempo restante all'uso profano. La sottrazione al divenire storico s'inquadra in quella “fuga dalla storia” che ogni religione, più o meno coscientemente, realizza e si giustifica con una soggiacente paura della storia, come di un procedere incerto, rischioso, contingente, caotico, alla volta di un futuro che sfugge a ogni controllo umano; mediante la festa, invece, il corso del tempo è acquistato al controllo umano e diventa cosmologicamente orientato. Nella festa l'uomo trova una periodicità prevista, un ritmo significativo, la ripetizione di atti ben noti: trova un complesso di certezze culturali che lo riscattano dall'insicurezza naturale. D'altro canto l'uomo non può sottrarsi alla storia che in queste limitate pause festive. Il resto del tempo è destinato alla ricerca o alla produzione dei beni da cui trae sostentamento; è destinato alle attività profane le quali, proprio per i caratteri negativi attribuiti alla storia, sembrano sconvolgere il sacro ordine della natura. Il rischio e il timore della storia si configurano come il rischio di un sacrilegio e il timore di una sanzione da parte di esseri extraumani personificanti il sacro. Al che si ovvia destinando al sacro una parte del tempo, e dissacrando il resto per poterlo destinare impunemente alle attività profane: la festa serve dunque anche a reintegrare la dimensione tempo, grazie alla sacralità che da essa promana. Formalmente la festa realizza la differenziazione del tempo, oltre che per i riti che vi hanno luogo, mediante la prescrizione di un comportamento differenziato da quello usuale o profano: s'indossano vesti speciali, ci si astiene dal lavoro, a volte dai rapporti sessuali normali, da alcuni cibi o bevande, ecc.; spesso al lavoro subentra il gioco, e in certi casi vengono interrotte le interdizioni religiose usuali e le norme che regolano la vita associata, e si giunge a quelle manifestazioni di sfrenatezza che, esprimendosi per lo più in un consumo smodato di cibi e bevande e in una licenza sessuale, denotano le feste orgiastiche. L'instaurazione di queste eccezionali condizioni di vita può essere concettualmente intesa come riproduzione del tempo sacro del mito, un tempo qualitativamente diverso (sacro) rispetto all'attualità storica (profana). Da un punto di vista tipologico si usa distinguere tra feste periodiche e feste occasionali: le prime sono legate a una crisi periodica (ricorrenze sentite come critiche: il mutare delle stagioni, le diverse fasi del ciclo agrario, ecc.), le seconde a una crisi occasionale (epidemia, carestia, siccità, guerra, ecc.). Nelle crisi si riconosce il segno del deperimento del tempo profano, e quindi la necessità di una sua rigenerazione. Inoltre la periodicità, come già si è detto, coordina lo scorrere del tempo, l'organizza in cicli, lo rende prevedibile, offrendo in tal modo alla comunità umana una sicurezza simile a quella che offre la determinazione di confini territoriali. Tanto maggiore sarà questa sicurezza quanto più esattamente verrà computato il ciclo determinato dalla festa; donde nasce la formulazione di calendari festivi che prevedano lunazioni, stagioni, annualità, ecc., con l'idea di ridurre e ancorare le soggettive esigenze di ciclicità a fatti astronomici obiettivi.

Religione: l'età greca

Varie feste sacre si tenevano in Attica nell'antichità in onore di diverse divinità. La loro origine era prereligiosa e magica, per lo più legata ai raccolti delle messi e dei frutti. Le presiedevano appositi magistrati, e alle processioni e cerimonie religiose che vi si tenevano si aggiunsero anche gare poetiche. Così, alla celebrazione, in Atene, delle Grandi Dionisie o Dionisie cittadine (marzo-aprile, in onore di Dioniso Eleutero, venerato ai piedi dell'Acropoli dov'era il teatro di Dioniso) si legano l'origine della tragedia e le gare tra i vari tragediografi; alle Lenee (gennaio-febbraio, in celebrazione della torchiatura del vino) l'origine e le gare della commedia.

Religione: cristianesimo

Oggetto della festa cristiana è la celebrazione di Dio e dei grandi avvenimenti religiosi. Le prime feste sono quelle che commemorano e fanno rivivere gli avvenimenti della salvezza attuata da Cristo. La maggiore festa cristiana è la Pasqua, perché esalta la pienezza dell'opera redentrice di Cristo. Essa è seguita da cinquanta giorni, considerati come “un solo giorno di festa e di letizia” e terminanti con la Pentecoste. La festa “primordiale” è la domenica, commemorazione settimanale della risurrezione di Cristo e della vita nuova da lui portata e partecipata al cristiano nel battesimo. Viene poi la celebrazione dell'apparizione del Salvatore nella nostra carne (Natale) e ai Magi (Epifania). Le altre feste hanno per oggetto qualcuno dei principali misteri di Cristo: l'ascensione, la trasfigurazione, il battesimo, l'eucarestia, ecc. L'anno liturgico si conclude con la solennità di Cristo Re dell'universo. Molte di queste feste non hanno data fissa, ma variano secondo la data della Pasqua. Le feste della Madonna ricordano la sua stretta unione a Cristo: Madre di Dio (1° gennaio), Assunta (15 agosto), Annunciazione (25 marzo), Immacolata (8 dicembre), visita a Elisabetta (31 maggio), Maria ai piedi della Croce (15 settembre). Cristo poi continua a vivere nei Santi, in particolare nei martiri, nei fondatori delle chiese, e, primi fra tutti, quelli che furono vicini alla sua vita: San Giuseppe, Giovanni Battista, Pietro e Paolo, gli apostoli, i Santi Innocenti. In liturgia è importante la distinzione tra feste fisse e mobili: le prime cadono sempre in data fissa (per esempio il Natale); le seconde possono venire in data diversa (per esempio la Pasqua). Nella Chiesa cattolica, inoltre, si dicono feste di precetto quelle in cui è obbligatoria l'osservanza delle opere di culto e l'astensione dai lavori manuali da parte dei fedeli. Nell'antichità le feste di precetto infrasettimanali erano assai numerose; solo a partire dal sec. XVIII furono notevolmente ridotte, con l'introduzione dell'uso di spostare alla domenica alcune di esse che altrimenti sarebbero cadute in settimana. Sono feste di precetto infrasettimanali: Santa Maria Madre di Dio (1° gennaio), Epifania (6 gennaio), Assunzione di Maria Vergine (15 agosto), Ognissanti (1° novembre), Immacolata Concezione (8 dicembre), Natale (25 dicembre). Dal 1977 è stata spostata alla domenica più vicina la celebrazione liturgica delle feste di San Giuseppe, dell'Ascensione, del Corpus Domini e dei SS. Pietro e Paolo.

Etnologia

La nascita, il matrimonio, i riti funebri sono occasioni in cui i doveri legati al quotidiano cedono il campo alle celebrazioni di feste della comunità, tramite le quali il gruppo sociale, partecipando agli avvenimenti, rinsalda i legami tra gli individui. Durante i periodi festivi le persone si radunano in numero più grande del consueto, giungendo talvolta da località distanti, nel luogo di celebrazione della festa. Questa accresciuta consistenza numerica causa un aumento dell'interazione tra gli individui, richiedendo sovente la predisposizione di accorgimenti particolari per tutelare il controllo sociale. Gli Indiani delle praterie nordamericane, durante le riunioni estive delle diverse tribù nomadi, affidavano a drappelli di guerrieri il mantenimento dell'ordine e la limitazione dei possibili conflitti. Anche in ambito europeo le occasioni festive, come il carnevale o le feste paesane, possono determinare fenomeni di tensione sociale.

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