fòlle

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agg. [sec. XIII; latino follis, propr. sacco di cuoio, mantice].

1) Che ha perduto la ragione, pazzo; anche sm.: è un povero folle. Per estensione, che concepisce idee assurde, progetti irrealizzabili; che affronta gravi rischi: sei stato folle a esporti in quel modo. Preso da grande passione per qualcuno o qualche cosa: era folle di lei; è folle per il gioco. Di cosa, contraria al buon senso: un progetto folle. Per estensione, sfrenato, eccessivo: una folle ambizione; spese folli.

2) In meccanica applicata, di organo o di macchina che, interrotto il collegamento con l'organo motore, si muovono solo per forza di inerzia o spinti manualmente: la puleggia gira in folle; spingere la macchina in folle. In particolare, è detta folle o in folle, la posizione reciproca dei ruotismi del cambio di velocità, in cui è interrotto il collegamento fra albero motore e alberi primario e condotto.

Festa dei Folli

Nome dato, dal sec. XII al XV, all'insieme delle cerimonie dei suddiaconi, in occasione di alcune feste liturgiche (Capodanno, Epifania, ecc.). Il basso clero godeva in quella circostanza di un potere insolito, che sovvertiva ogni rapporto di sottomissione: libertà e fantasia sfrenata si concretizzavano in ludi teatrali, tenuti all'interno dei templi, dove era ammessa ogni licenziosità, come risulta dall'ampia documentazione che proviene essenzialmente dalla Francia. Nelle feste si avvertiva il retaggio di antichi riti pagani e la Chiesa ne decretò la fine nel sec. XV. Rilevante fu la l'influenza di queste feste sulla storia del teatro, per il lento ma continuo assorbimento di tali usanze liturgiche nell'ambiente laico.

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