faènza

sf. [dal nome della città di produzione]. Impasto ceramico colorato a struttura porosa, ricoperto di un rivestimento vetrificato, quale vetrina, ingobbio, smalto. Il rivestimento con vetrina trasparente, molto usato un tempo, è in disuso per la velenosità dei silicati di piombo costituenti la vernice. Le faenze ingobbiate si ottengono per ricoprimento a immersione del manufatto ancora crudo in un impasto liquido argilloso cuocente bianco; per evitare distacchi tra il biscotto e l'ingobbio, l'argilla deve essere molto fusibile, eventualmente additivata con calcare. In alcuni tipi si ricorre a un ulteriore rivestimento dell'ingobbio con cristallina (vernice trasparente a base piombifera) in strato molto sottile oppure a miscelazione nell'ingobbio di fritte colorate con la formazione di superfici opache o semibrillanti, impermeabili, adatte per rivestimenti in edilizia. Le faenze smaltate sono dette maioliche: questo termine, in arte, indica però tutte le faenze, così come, fuori d'Italia, faenza è usato quale sinonimo più diffuso di maiolica. Si ottengono con un impasto del biscotto a base di argille ricche in ferro e additivate di calcare per diminuirne la refrattarietà, rivestito da uno smalto vetrificato opaco per aggiunta di opacificanti. La cottura del biscotto si realizza in un forno a laboratorio, seguita dalla smaltatura per immersione e dalla cottura dello smalto in un forno a muffola o elettrico. Lo spessore di questi manufatti è piuttosto rilevante, molto maggiore delle porcellane a causa della scarsa resistenza meccanica del biscotto. Un'applicazione particolare della faenza è costituita dalle piastrelle, ottenute per lavorazione dell'impasto allo stato secco, pressatura a secco per ridurre gli spessori e generare un pezzo compatto, biscottatura in forni a tunnel, smaltatura automatica per aspersione con smalti additivati di anidride arseniosa come opacificante e cottura dello smalto in un forno tubolare. Le piastrelle tipo Kervit, invece, si ottengono per sovrapposizione di quattro strati in forma semiliquida su un supporto poroso (strato antiadesivo, impasto, ingobbio, rivestimento), seguita da un'unica cottura; le Kervit hanno il pregio di essere molto sottili, ca. 2 millimetri. Le faenze per uso sanitario (fire-clay) in pezzi di grandi dimensioni si producono per foggiatura a colo in stampi di gesso partendo da un impasto a base di caolino, ricco in sgrassanti; la temperatura di cottura raggiunge in forni a muffola i 1250 °C. Gli smalti sono a base stannifera oppure si ricorre a ingobbi rivestiti di vetrine ricche in borace.

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