gómito

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sm. (pl. i gomiti; lett. e in alcune loc. anche le gomita) [sec. XIII; latino cubítus].

1) Segmento dell'arto superiore, posto tra braccio e avambraccio, in cui si realizza l'articolazione tra l'estremità inferiore dell'omero e quella superiore del radio e dell'ulna, tra loro collegate dai legamenti anteriore, collaterali, radiale e ulnare, posteriore e dalla capsula sinoviale. Tale articolazione, detta appunto del gomito, consente i movimenti di flessione, estensione e quelli, assai limitati, di lateralità e rotazione. Esternamente il gomito si modella sulle strutture anatomiche sottostanti; presenta, nella sua superficie anteriore, una piega cutanea su cui si evidenzia il rilievo del tendine del bicipite brachiale, in quella posteriore, centralmente, la protuberanza dell'olecrano dell'ulna, lateralmente, i rilievi del condilo e della troclea dell'omero.

2) Loc. familiare e fig., alzare il gomito, eccedere nel bere; stare gomito a gomito, essere molto vicini; lavorare di gomiti, farsi largo coi gomiti, propr. avanzare tra la gente a gomitate, fig., far carriera, ricorrendo a espedienti non corretti; olio di gomiti, serio impegno nel fare per lo più un lavoro manuale; fatto con le gomita, di lavoro mal fatto; ragionare con le gomita, sragionare.

3) In vari significati: A) La parte della manica corrispondente alla regione del gomito: avere i gomiti logori. B) Curva piuttosto stretta, svolta: la viottola formava un gomito, in quel punto il fiume fa gomito. C) Nel linguaggio tecnico, ogni elemento (parte di tubo, trave, parte di conduttura, ecc.) conformato ad angolo più o meno retto con vertice smussato.

4) Antica misura di lunghezza corrispondente approssimativamente alla distanza fra il gomito e l'estremità del dito medio; cubito.

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