giógo

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sm. (pl. -ghi) [sec. XIII; dal latino iŭgum].

1) Arnese che viene applicato al collo o al garrese dei bovini per consentire l'attacco all'aratro o al carro. Ne esistono tipi diversi: il giogo semplice o frontale viene applicato alla fronte o alla nuca di un solo animale; il giogo doppio si pone di traverso sul collo di due buoi accoppiati allo stesso tiro. Per estensione, lett., coppia di buoi aggiogata: “aveva comprato un giogo di buona razza” (Dessì).

2) Fig., servitù, subordinazione a un'autorità, a un potere: scuotere il giogo della tirannide; sottomettersi al giogo di qualcuno, accettarne la supremazia o l'oppressione; familiare, scherzosamente: giogo maritale, giogo matrimoniale, vincolo, legame del matrimonio.

3) Per analogia, strumento od oggetto che ricorda nella forma l'arnese agricolo (anche con accezioni specifiche): A) asta sostenuta da due pali di altezza inferiore a quella umana normale, sotto cui furono fatti passare, a detta di Livio, i Romani dopo la battaglia di Caudio. Fig., far passare qualcuno sotto il giogo, umiliarlo. B) Nelle galee, ciascuna delle due traverse estreme del telaio del posticcio. Erano dette rembata la prodiera e spalliera la poppiera. C) Nel linguaggio tecnico, per giogo della bilancia, vedi bilancia. D) Nei trasformatori elettrici, parte del circuito magnetico priva di avvolgimenti che collega le colonne. E) In televisione, giogo di deflessione, insieme di due bobine opportunamente disposte sulla superficie esterna del collo dei cinescopi a deflessione magnetica che, per effetto di campi magnetici variabili e generati dai segnali di deflessione orizzontale e verticale, provoca la deflessione in senso orizzontale e verticale del pennello elettronico. Il corretto posizionamento del giogo è particolarmente critico poiché da esso dipende la linearità della deflessione e, di conseguenza, una corretta geometria nella riproduzione.

4) Cima di monte, o il monte stesso, di forma allungata e tondeggiante; anche valico montano.