induriménto

sm. [sec. XVIII; da indurire]. Atto ed effetto dell'indurire o dell'indurirsi; l'acquistare consistenza, durezza, resistenza. In particolare, in edilizia, fenomeno di progressiva coesione e presa tra i componenti di malte, cementi e calcestruzzi. Non va confuso con la maturazione. § In agraria, trattamento al quale vengono sottoposte diverse piante coltivate specialmente orticole: consiste nel mantenerle per un certo lasso di tempo a una temperatura prossima a quella di congelamento, in modo da provocare la trasformazione dell'amido in zucchero e, conseguentemente, l'aumento del grado di concentrazione dei succhi cellulari: ne segue un abbassamento del punto di congelamento, per cui le sostanze colloidali contenute nel protoplasma risultano più difficilmente soggette alla flocculazione e le piante così trattate possono affrontare senza danno temperature assai inferiori a quella di congelamento, alle quali in condizioni normali non sopravvivono. § In metallurgia, aumento delle proprietà meccaniche di resistenza di un materiale metallico talora a scapito della tenacità e delle proprietà di resistenza alla corrosione (vedi anche incrudimento). È detto indurimento anche un procedimento metallurgico (alligazione, trattamento termico, ecc.) atto a modificare la durezza di un materiale metallico attraverso la variazione della composizione chimica o strutturale.

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