ismailismo

sm. [dal nome dell'imām Ismāʽīl]. Corrente estremista dell'islamismo sciita (vedi Shiʽa) che accentua la sacralità degli imām, i capi della comunità, ed elabora una teologia di tipo gnostico fondata su dottrine segrete, riservate agli iniziati. Tale corrente si formò dopo la morte del celebre imām Giaʽfar (765), a opera di coloro che ne fissavano la successione nella linea genetica del figlio Ismāʽīl morto prima del padre, contrapponendola a quella dell'altro figlio superstite Mūsā. L'imām ismailita fu allora Muḥammad, figlio ed erede di Ismāʽīl. L'ismailismo ebbe una notevole importanza politica nella storia dell'Islam nei sec. X-XII, quando divenne la religione ufficiale dello Stato fatimita d'Egitto. Con la fine di quell'unità politica, si frantumò in varie comunità (Qarmati, Fatimidi, Nizariti e Bohora) soprattutto per discordie dinastiche: il problema dinastico, che è poi alla base della stessa formazione dell'ismailismo, si configura sempre come un problema religioso, data la sacralità attribuita al capo. Le comunità ismailite contano ca. quindici milioni e mezzo di seguaci sparsi in Iran, Siria, Afghanistan, oltre che nel Pakistan e in India, dove gli aderenti al movimento, generalmente con una solida situazione economica e culturale, riconoscono come loro capo spirituale l'Āghā Khān.

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