lògico

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(ant. lòico), agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIV; dal latino tardo logícus, che risale al greco logikós, da lógos, discorso, ragionamento].

1) Agg., che riguarda la logica: principi logici. Per estensione, conforme alla logica, all'organica e coerente connessione delle idee, dei fatti, delle azioni: ragionamento, procedimento logico; perdere il filo logico della discussione; una conseguenza logica, che risulta necessariamente dalle premesse o dalle cause; conclusione logica, ricavata a rigor di logica o derivata inevitabilmente dagli antefatti; è la logica conclusione della tua imprudenza; è logica, è naturale, è ovvio: è logica che uno pensi prima a se stesso. Di persona, che ragiona con logica e agisce di conseguenza: non sarei stato logico se non mi fossi comportato in quel modo.

2) In informatica, circuiti logici, i circuiti interni di un elaboratore elettronico che ne costituiscono l'unità aritmetica; istruzioni logici, le istruzioni che comandano le operazioni logiche.

3) Sm. (f. -a), esperto, studioso di logica. Per estensione, chi nel pensiero e nell'azione segue abitualmente i criteri della logica: è un logico per natura.§ In logica, costante logica, simbolo che in una teoria logica designa un oggetto che resta determinato una volta per tutte. Il simbolo può essere il nome di un connettivo, di un quantificatore, di una proprietà, di una relazione, ecc. È detto invece variabile logica il simbolo che non designa un oggetto determinato, ma un qualsivoglia elemento di una classe di oggetti e che può essere rimpiazzato da una costante che designi uno di questi oggetti. Con il termine operazione logica si designa talvolta l'applicazione dei connettivi e dei quantificatori, che in questo caso vengono detti operatori logici.

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