Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino legío-ōnis, da legĕre, raccogliere].

1) Unità degli eserciti dell'antica Roma.

2) In epoca moderna, nome di varie unità militari, appartenenti a eserciti regolari o a corpi volontari: legione dei carabinieri; la legione straniera. Più in genere, associazione politica o sociale, categoria; istituzione onorifica: legione d'onore.

3) Nome di una società segreta fondata a Malta nel 1839 da N. Fabrizi; basata sull'esperienza da lui fatta tra i costituzionalisti spagnoli, mirava a preparare bande di guerriglieri per un'insurrezione armata.

4) Fig., schiera, grande quantità: le legioni dei beati; i concorrenti sono una legione.

Cenni storici

Nella storia primitiva dell'organizzazione militare romana, indicava la “leva”, passando poi a significare contingente di armati, cioè l'esercito romano nel suo insieme, e infine l'unità organica fondamentale dello stesso esercito. Il reclutamento nella legione in linea di principio era fatto solo con cittadini. Le notizie sulla struttura della primitiva legione sono molto incerte. Si può ritenere che nel primordiale stato gentilizio la legione contasse 3000 fanti e 300 cavalieri, reclutati nelle tre tribù genetiche dei Tities, Ramnes e Luceres in ragione di mille fanti (da cui milites) e cento cavalieri per ognuna. In seguito all'introduzione dell'ordinamento centuriato, col quale verso la metà del sec. VI a. C. Servio Tullio distribuì in classi i cittadini in relazione ai mezzi di fortuna di ognuno (tanto più necessari dopo l'avvento della tattica oplitica propria della falange per la quale occorreva disporre di una costosa armatura), gli effettivi della legione furono portati a 4000 uomini distribuiti in centurie, oltre alla cavalleria schierata alle ali. A un certo punto, forse in concomitanza con l'avvento, alla fine del sec. VI a. C., dei due consoli a capo dello Stato, la legione unica, salita intanto a 6000 uomini, fu sdoppiata in due legioni di 3000 uomini ciascuna, che mantennero però lo stesso numero di centurie, ma a effettivi dimezzati e con uguale contingente di cavalleria. In origine il nerbo della legione era formato dai più ricchi, i principes, quelli con armi pesanti compresi nella classis, secondariamente venivano gli altri, cioè quelli al di fuori della classis (gli infra classem). Ma col tempo in relazione a una divisione della classis in più classi, la legione si strutturò con lo schema con cui ci si presenta in epoca storica e cioè in tre linee successive, gli hastati nella prima (erano i più giovani e sostenevano il primo urto con il nemico), i principes nella seconda (cioè gli uomini di mezza età che dovevano muoversi di rincalzo agli hastati) e i triarii nella terza (i più anziani, che fungevano da forze di riserva). La fanteria di riserva, i velites, era fornita dalle classi censitarie inferiori. Le centurie, di 60 uomini nelle prime due linee e di 30 nella terza, furono raggruppate a due per due in manipoli comandati da centurioni. Ufficiali superiori della legione erano i tribuni militari, in origine tre, poi sei, con compiti tattici, ma anche di comando collegiale a turno. Quando sul finire del sec. IV a. C. aumentarono le esigenze militari, le legioni furono portate a quattro e diventarono ormai unità tattiche: nella II guerra punica salirono addirittura a una ventina. Alle ali, oltre alla cavalleria, c'erano reparti di truppe ausiliarie fornite dagli alleati. Con le riforme militari di Mario alla fine del sec. II a. C., il reclutamento delle legioni si aprì anche ai nullatenenti, capite censi, con conseguente rapido aumento degli effettivi, saliti a 6000 uomini per legione: l'esercito acquistò così carattere professionale. Ogni legione fu divisa in 10 coorti di 600 uomini, che sostituirono sul piano tattico i manipoli. L'insegna della legione divenne l'aquila. Quando, dopo la guerra sociale del 90-88 a. C., gli Italici ottennero la cittadinanza romana, nella legione furono abolite le ali degli alleati e a esse subentrarono reparti di fanteria e cavalleria forniti dai provinciali (auxilia). Con Cesare il comando della legione cominciò a essere affidato a legati di sua scelta. Il numero delle legioni, salito a 45 nelle guerre civili, fu ridotto a 25 da Augusto per fissarsi successivamente intorno a 30, con effettivi di 5000 militari per legione e con un totale di ca. 150.000 uomini, reclutati ancora tra cittadini, ma con graduale immissione anche di provinciali volontari che divennero prevalenti verso la fine del sec. II d. C. Ogni legione era indicata con un numero, talora duplicato, e aveva un titolo onorifico, con richiamo a divinità o all'imperatore o alla regione di stanza. Il comando era tenuto da un legato di rango senatorio, cui subentrò, da Settimio Severo, un praefectus di rango equestre. Il servizio cominciava all'età di 17-20 anni e durava 20 anni, dopo di che il legionario, che in servizio era pagato con uno stipendio di 225 danari saliti a 750 sotto Caracalla, oltre a donativi, otteneva un'indennità di congedo (missio) con la qualifica di veterano certificata in un diploma. Con Diocleziano le legioni furono divise in due grandi corpi, quelli di campagna e di scorta all'imperatore (comitatenses) e quelli di confine (limitanei). Il loro numero aumentò fino a 175 nel sec. V, ma gli effettivi si ridussero a 1000, ed erano indicate semplicemente con numeri: al loro posto stavano subentrando sempre più i reparti costituiti da barbari.

Legioni italiche

Legioni di volontari, nel corso della I guerra di indipendenza, si affiancarono all'esercito piemontese. Alla difesa di Venezia (1848) concorsero la legione Antonini formata da emigrati in Francia, la legione Galateo che raccoglieva volontari trevigiani, la legione Dalmato-istriana costituita da volontari dalmati, istriani e ungheresi, la legione Euganea formata da padovani e vicentini. Sul Mincio combatterono le legioni Lombarde e a Osoppo la legione Friulana, formatasi nell'Udinese nell'aprile 1848. Alla difesa della Repubblica Romana (1849) accorsero infine la legione Bolognese guidata da Bignami, le legioni dell'Emigrazione e Polacca che difesero Porta San Pancrazio contro le truppe del generale Oudinot, le due legioni Romane comandate dai colonnelli Morelli e Patrizi, la legione Sette Colli, la legione Universitaria, la legione Italiana comandata dal colonnello Sacchi e la legione Toscana comandata da Giacomo Medici.

Legioni polacche

Dopo le spartizioni della Polonia, per circa due secoli si formarono corpi di volontari polacchi complessivamente noti come legioni polacche. Si trattava di vere e proprie formazioni militari con bandiere, uniformi e gerarchie simili a quelle di un esercito, costituenti un corpo irregolare, che derivava la sua esistenza dall'iniziativa di un capo. Carattere comune alle legioni polacche era la coscienza da parte dei componenti di operare, direttamente o indirettamente, a favore dell'unità e dell'indipendenza della patria sia ponendosi al servizio della libertà dei popoli sia contribuendo a creare, al servizio di altre potenze, una crisi internazionale da cui potesse risorgere una Polonia. Legioni polacche combatterono per la Repubblica Cisalpina al servizio di Napoleone, molte, tra il 1848 e il 1849, appoggiarono la causa dei popoli oppressi. In tempi più recenti alcune legioni si riunirono a formare, durante la II guerra mondiale, un vero esercito polacco che, al comando del generale W. Anders, combatté in Africa settentrionale e in Italia a fianco degli Alleati.

Legione Straniera

Corpo militare istituito nel 1831 in Africa, in seguito a un decreto reale di Luigi Filippo, destinato a operare fuori del territorio della madrepatria. In base ai bandi di reclutamento hanno fatto tradizionalmente parte della Legione Straniera volontari di ogni Paese, ai quali non è stato mai richiesto lo stato civile, inquadrati da ufficiali francesi e tenuti a una rigida disciplina. Attiva nelle campagne militari del Secondo Impero, la Legione Straniera dopo la II guerra mondiale si acquistò fama di implacabile durezza nelle operazioni svolte in Indocina e in Algeria contro i guerriglieri del Fronte di Liberazione Nazionale. Dopo un periodo di stasi successivo all'abbandono dell'Algeria, la Legione Straniera ha fatto nuovamente parlare di sé con numerosi interventi nel Ciad a partire dal 1969, con l'operazione “Leopard” nello Zaire (1978), partecipando alla Forza Multinazionale in Libano (1982-1983) e alle operazioni nella zona del Golfo Persico che portarono alla liberazione (1991) del Kuwait occupato dall'Iraq. Attualmente la Legione Straniera, che ha il comando e i reparti preposti al reclutamento e all'addestramento del personale ad Aubagne (Marsiglia), comprende quattro reggimenti (uno di fanteria, uno di paracadutisti, uno di cavalleria corazzata, uno del genio) operativamente assegnati alla Force d'Action Rapide, altri due reggimenti di fanteria di stanza nella Guayana Francese e a Mururoa, nel Pacifico, una mezza brigata a Gibuti e un distaccamento a Mayotte, nell'Oceano Indiano. La forza complessiva è di ca. 8500 uomini.

Tercio de extranjero

Nel 1920, analogamente alla Legione Straniera, fu istituito in Spagna un corpo chiamato Tercio de extranjero che appoggiò l'esercito franchista durante la guerra civile.

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