liberalità

sf. [sec. XIV; da liberale]. Generosità nell'elargire, nello spendere: donare con liberalità; “La vera liberalità è quella che stilla da sé senza essere spremuta” (Tassoni); atto generoso: un principe noto per le sue liberalità. § In filosofia, Aristotele configura la liberalità come il giusto mezzo fra il dare e l'avere danaro: e la distingue da altre virtù, come la magnificenza, o da difetti, quali l'avarizia e la prodigalità. Questo significato fondamentale rimase identico anche nelle elaborazioni storicamente posteriori. § In diritto civile, negozio caratterizzato dal trasferimento di un bene da un soggetto a un altro con l'intenzione di donare (animus donandi); si attua in varie forme giuridiche: col contratto di donazione, che è il più importante atto di liberalità e sulla disciplina del quale si modellano in parte anche gli altri; con la remissione del debito; col contratto a favore del terzo, ecc. Gli atti di liberalità possono essere revocati per ingratitudine, per sopravvenienza di figli e se hanno provocato lesione della quota di legittima spettante agli eredi legittimi. § Atti di liberalità del fallito perfezionatisi entro i due anni precedenti alla dichiarazione di fallimento sono inefficaci nei confronti dei creditori anche se il beneficato non conosceva l'insolvenza del fallito. Il curatore del fallimento può quindi recuperare tali liberalità alla massa fallimentare con l'azione revocatoria. Restano invece validi i regali previsti dalle usanze, le liberalità per servizi resi, il pagamento del debito prescritto e del debito da gioco, sempre che tali atti siano proporzionati alle possibilità economiche del fallito.

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora