libertino

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agg. e sm. [sec. XIV; dal latino libertīnus, da libertus, liberto].

1) Agg., che riguarda il liberto della Roma antica o il figlio di un liberto: condizione libertina. Come sm., il liberto stesso o il discendente di un liberto.

2) Agg. e sm. ant., sostenitore della libertà civile, della democrazia.

3) Sm. (per influsso del francese libertin), sostenitore di un panteismo secondo cui l'unico spirito, Dio, è anche anima del corpo umano e responsabile delle azioni individuali; libero pensatore; anche come agg.: teorie libertine. Per estensione: A) antiq., chi non rispetta le regole imposte da una determinata disciplina. B) Comunemente, uomo di liberi costumi, privo di freni morali; licenzioso, scostumato: un irriducibile libertino; condurre vita libertina.§ Il movimento dei libertini ebbe inizio nel 1525 a Lilla a opera di Quentin e Antoine Pocques. Furono avversati da Calvino anche perché non si sottoponevano alla sua Costituzione della Chiesa elvetica. In seguito s'identificarono con i liberi pensatori che in nome dell'esperienza o della ragione mettevano in dubbio le verità rivelate, rivendicando il diritto all'incredulità e a una condotta di vita libera e spregiudicata, ispirata non alla morale corrente, ma alla soddisfazione degli istinti. Celebri, tra i libertini del sec. XVII, P. Gassendi, G. C. Vanini, Cyrano de Bergerac.

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