Lessico

sm. [sec. XIII; latino lupus].

1) Nome del carnivoroCanis lupus, della famiglia dei Canidi, diffuso in Eurasia e Nordamerica.

2) Fig., simbolo della voracità e della prepotenza: fame da lupo; tempo da lupo, inclemente, rigido; gridare al lupo, allarmare per nulla; il lupo e l'agnello, il prepotente e il debole; in bocca al lupo!, formula d'augurio rivolta apotropaicamente ai cacciatori e, per estensione, a chi sta per affrontare una prova difficile; spesso evocato per spaventare i bambini: sta buono, se no chiamo il lupo. Proverbio: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, le abitudini viziose non si perdono neppure con il passare del tempo; “lupo non mangia lupo”, i furfanti non si danneggiano tra loro. Popolare: lupo mannaro, licantropo. Per estensione, la pelliccia dell'animale, dal pelo lungo e fitto ma ispido, di colore tendente al grigio o al fulvo, usata per cappotti, giacche e guarnizioni.

3) Per analogia, nome di altri animali: A) lupo cerviero, altro nome della lince; lupo dalla criniera, crisocione; lupo di prateria, coyote; cane lupo, nome comune del cane pastore tedesco. B) Lupo di mare (o marino), lo stesso che pesce lupo. Fig., marinaio esperto.

Zoologia

Lungo sino a 1,40 m, con coda di 30-40 cm, il lupo è alto alla spalla 70-80 cm; il suo peso è in genere di 25-50 kg. Ha corporatura slanciata, testa e muso allungati, occhi con pupilla rotonda, orecchie erette, arti robusti. Il manto è bruno-giallastro o fulvo. Frequenta sia le foreste sia le zone cespugliose, spingendosi anche nei coltivi e presso i centri abitati, specie d'inverno e quando è affamato; può vivere 15 anni circa. In base a recenti classificazioni si possono identificare 4 o 5 sottospecie del lupo, tra cui Canis lupus lupus (Eurasia centrale e settentrionale), Canis lupus arabs (deserti arabi) e Canis lupus pallipes (Asia meridionale e Medio Oriente). Negli Stati Uniti sudorientali è ancora diffuso, anche se in aree limitate, il lupo rosso (Canis rufus), simile al lupo per morfologia e abitudini (colore del pelo, alcuni caratteri del cranio e dei denti); alcuni studiosi lo ritengono un incrocio tra il coyote e il lupo, o tra questo e il cane domestico, altri lo considerano una sottospecie del lupo. Molto dibattuta è la classificazione del lupo diffuso in Italia: anche se le indagini genetiche sembrerebbero contestare l'esistenza di una sottospecie italicus, il lupo italiano presenta comunque un differenziamento, anche se ridotto, rispetto agli esemplari dell'Europa centrorientale che porta alcuni studiosi a ritenere ancora valida questa classificazione. Il lupo italiano non è mai scomparso completamente, tuttavia negli anni Settanta del Novecento la sua presenza risultava limitata a pochi comprensori montani dell'Appennino centromeridionale; fattori diversi quali la protezione legale della specie, l'abbandono delle montagne da parte dell'uomo, l'incremento delle popolazioni di ungulati selvatici e le campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica hanno poi favorito un certo incremento della sua popolazione. Buona è la situazione del lupo spagnolo e delle popolazioni che vivono in Europa orientale, dai Balcani alla Russia, fino all'Asia centrale. In America settentrionale il suo areale è dimezzato, sempre a causa delle persecuzioni da parte dell'uomo. La fama di ferocia e di aggressività è frutto in gran parte di una mitizzazione che trae origini dal Medioevo.

Etologia: la caccia

Il lupo è un cacciatore sociale per eccellenza, ma, almeno allo stato attuale di grande rarefazione, non sempre si mostra animale di branco: la sua socialità è, infatti, un adattamento alla predazione di grandi animali. Il lupo mostra grande adattabilità e riesce a sopravvivere anche in luoghi o in periodi in cui le grandi prede scarseggiano: ripiega allora sulle prede minori, per la cattura delle quali non occorre l'azione coordinata di più individui e i branchi si possono frammentare o singoli individui possono vagare separatamente nei terreni di caccia. Questa adattabilità ha permesso al lupo di sopravvivere alla persecuzione plurisecolare da parte dell'uomo, del quale è un competitore per le stesse prede e un parassita che si nutre degli animali domestici; nel sec. XX, a causa sia delle armi da fuoco sempre più sofisticate adottate dall'uomo sia delle leggi venatorie di molti Paesi, che includevano il lupo nelle liste degli animali cosiddetti “nocivi”, ha rischiato la scomparsa da molte regioni del pianeta. Il comportamento del lupo è oggi conosciuto attraverso studi effettuati su popolazioni senz'altro decimate ma in buona salute e probabilmente non è molto cambiato rispetto a quello dei suoi antenati. Le dimensioni delle prede del lupo variano da quelle dei piccoli Roditori, che i singoli individui catturano mettendone le tane allo scoperto, a quelle dei grandi Ungulati quali gli alci e i cervi, per la cui cattura occorre la cooperazione di un intero branco; in condizioni di penuria, comunque, il lupo si accontenta di animali morti e di avanzi di discarica; inoltre, a seconda delle stagioni e delle aree, mangia una quantità di vegetali, come bacche, frutti, ecc. Normalmente il lupo vive in branchi formati da una coppia riproduttrice e dalla sua progenie, alle quali possono essere aggregati altri individui. I branchi dell'America settentrionale non superano generalmente le 15-20 unità, ma quelli siberiani possono contarne alcune decine. L'ululato, così caratteristico del lupo, serve alla comunicazione fra i membri del branco dispersi, ma spesso i lupi riuniti ululano in coro per pura eccitazione. Inoltre, fatto meno noto, i lupi abbaiano come i cani. Animali territoriali ma assai mobili, i lupi possono percorrere parecchie decine di chilometri in un solo giorno e di fatto vagano continuamente entro i confini di territori che, per branchi di 15 lupi, possono estendersi su oltre 150 km². Questi valori sono indicativi, dato che probabilmente, come per altri predatori, le dimensioni dei territori variano in rapporto all'abbondanza delle prede. I confini territoriali sono marcati con urina e i lupi estranei al branco che non li rispettino vengono assaliti e respinti. Per marcare il territorio i lupi depositano anche i propri escrementi sulle pietre o in altri luoghi bene in vista.

Etologia: la gerarchia

Nei branchi di lupi vigono gerarchie lineari assai rigide, una fra i maschi e una fra le femmine; ogni individuo riconosce individualmente tutti gli altri e il rispettivo status, e le lotte sono relativamente rare. Ciò si deve a un repertorio di comunicazione molto ricco, basato sul portamento e sul movimento della bocca, delle orecchie, della coda e del pelo del dorso: un individuo dominante, sia maschio sia femmina, incede con disinvoltura, con la coda ben alta sul dorso e le orecchie ritte e rivolte in avanti; un individuo subordinato, al contrario, tiene la coda abbassata e le orecchie rivolte di lato e, in presenza di un dominante, manifesta incertezza. Fra questi estremi la posizione della coda e delle orecchie, nonché il portamento generale, variano a seconda della posizione gerarchica di ciascuno. Il portamento delle orecchie e delle labbra durante la minaccia sono indici dello stato d'animo individuale: la minaccia di maggiore intensità è effettuata con le orecchie rivolte in avanti e il muso diretto obliquamente in basso, le labbra arricciate a mostrare ampiamente i denti; è anche accompagnata da un ringhio profondo; gradi di minaccia meno intensa comportano orecchie rivolte indietro e sempre più appiattite sul capo, muso più proteso e denti meno scoperti. L'ansietà comporta un atteggiamento a bocca aperta, ma con le labbra distese, o chiusa e con le orecchie rivolte di fianco; la paura è indicata dalla bocca chiusa e le orecchie appiattite indietro sul capo. I subordinati assumono atteggiamenti di sottomissione in presenza dei dominanti, camminando con le gambe leggermente flesse e la coda fortemente abbassata fra le gambe o di lato e, se sono avvicinati minacciosamente da un dominante, si stendono a terra, talvolta urinando leggermente mentre il dominante li annusa. In cattività, quando vengono formati gruppi di animali almeno parzialmente estranei, e in natura, quando un individuo dominante è ormai in declino, le lotte per la supremazia gerarchica sono frequenti: i lupi si affrontano con il pelo del dorso ritto e le code prima ben sollevate, poi tese indietro, e avvicinano la bocca ringhiante ciascuno al collo dell'avversario; se la lotta si accende, i contendenti cercano di mordersi reciprocamente al collo, ciascuno sollevandosi sull'altro, sicché spesso, appoggiati sulle zampe posteriori, si abbracciano con le anteriori. La sconfitta è riconosciuta dal vinto stendendosi a terra in posizione di sottomissione e con il muso distolto dal vincitore, che cessa immediatamente di mordere il vinto, lo annusa accuratamente e poi urina in sua prossimità. Il vinto, quindi, si allontanerà dal luogo della zuffa in atteggiamento di sottomissione, ma solo dopo che il vincitore si sarà allontanato di qualche passo esso stesso. Il fatto che fra i lupi l'uccisione del vinto sia sempre evitata denota un'avanzata evoluzione della socialità, che implica l'esistenza di segnali e di risposte ai segnali ben coadattate. Le femmine, tuttavia, presentano preliminari alla lotta assai più scarni e lottano perfino con maggior durezza. La socialità dei lupi si manifesta anche durante la caccia ai grandi erbivori. In un branco in movimento, è il maschio dominante che dirige l'azione e di solito prende l'iniziativa. Sebbene i singoli individui possano talvolta cacciare all'agguato, il lupo è fondamentalmente un cacciatore vagante, che si sposta a piccolo trotto per vasti tratti del suo territorio. Quando una grande preda è avvistata, il branco incomincia l'inseguimento, diminuendo sempre più le distanze finché, giunto a tiro, un lupo azzanna la preda; gli altri si comportano, singolarmente o a gruppi, allo stesso modo. I grandi erbivori sono morsi ai garretti, alle cosce e sul dorso, ma raramente i lupi mantengono la presa con i denti, limitandosi piuttosto a ferire la preda e a mantenersi fuori portata dalle sue armi. In questo modo la preda viene estenuata dallo stress della fuga e dalla perdita di sangue e solo allora, magari dopo una lunga attesa, viene assalita, trattenuta e finita.

Etologia: la riproduzione

Nel lupo solo il maschio e la femmina dominanti si riproducono e nel periodo degli amori, nei nostri climi tra febbraio e marzo, possono abbandonare il branco, che talvolta si scioglie momentaneamente; ma spesso il branco resta unito insieme ai riproduttori. Dopo una gestazione di 60-65 giorni, la femmina partorisce da 4 a 7 cuccioli (eccezionalmente fino a 10) in una buca scavata nel terreno, talvolta in un riparo roccioso, in un albero cavo, fra cespugli ben riparati, ecc. Durante l'allattamento il maschio caccia da solo o con il resto del branco e, se questo rimane unito, tutti portano cibo alla femmina, durante l'allattamento, e ai cuccioli, finché questi non saranno in grado di seguire il branco. I cuccioli sono benvoluti da tutti i membri del branco, che li leccano frequentemente e ai quali i cuccioli si sottomettono stendendosi a terra e urinando. Questo modulo di comportamento compare prestissimo e, come si è detto, viene conservato nell'adulto come comportamento infantile di acquietamento. La principale occupazione dei cuccioli e dei giovani è il gioco; i giochi principali sono l'inseguimento, la lotta e il trasporto di oggetti; questi vengono trattati a volte come prede, cioè sono presi, lasciati, morsi, scossi, ecc. Ma è attraverso la lotta giocosa che i lupi imparano fin da giovani a misurare le forze rispettive; così, in natura, le future posizioni di rango sono acquistate progressivamente e riaffermate negli adulti, sessualmente maturi all'età di 3 anni, tramite occasionali azioni aggressive. All'età di qualche mese, i cuccioli possono già catturare piccoli animali e seguono il branco durante la caccia alle prede più impegnative; in queste circostanze apprendono progressivamente i comportamenti delle prede e, per imitazione degli adulti, le tecniche di inseguimento e di attacco.

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