Lessico

sm. [sec. XIII; latino tardo cattus].

1) Nome di molte specie di Mammiferi Felidi appartenenti al genere Felis. Nell'uso comune s'intendono di solito le varie razze del gatto domestico.

2) In loc. con vari usi estensivi e fig.: essere come cane e gatto, come cani e gatti, in continua discordia; essere quattro gatti, in pochissime persone; lesto come un gatto, veloce e guardingo al tempo stesso; è un gatto scorticato, canta come un gatto, di chi canta malissimo; avere sette anime come i gatti, avere una straordinaria vitalità.

3) Per analogia, occhio di gatto, pietra di color bianco-giallastro, varietà pregiata di quarzo; gatto a nove code, staffile con nove strisce di cuoio, un tempo usato per infliggere punizioni corporali; gatto delle nevi, veicolo cingolato, particolarmente adatto a muoversi su terreni nevosi. In particolare, macchina da guerra medievale simile all'ariete; berta, battipalo; maglio di una berta.

4) In zoologia, è anche nome comune di diverse specie di Marsupiali della famiglia dei Dasiuridi (gatto marsupiale o gatto indigeno o gatto tigre). Gatto di mare, altro nome del pesce lupo. Gatto orsino, sinonimo di binturong.

5) Nel linguaggio sindacale, sciopero a gatto selvaggio, espressione di origine inglese (wild cat) designante un tipo di sciopero che, bloccando all'improvviso e a turno uno o più settori della produzione, la paralizzano nel suo insieme. Lo sciopero a gatto selvaggio è generalmente frutto di un'organizzazione spontanea di base e sfugge spesso al controllo delle organizzazioni centrali sindacali.

Zoologia: gatto selvatico

Ancora numerose sono le specie selvatiche di gatto, la più importante delle quali per la fauna italiana è il gatto selvatico europeo (Felis silvestris). Più grande di un gatto comune, ha folta pelliccia bruno-fulva a strisce nere e coda anellata, è distinto dall'affine Felis lybica o gatto fulvo, considerato il progenitore del gatto domestico, presente in Africa e Asia; il gatto sardo (Felis lybica sarda) è una sua sottospecie presente in Sardegna, Corsica e Baleari, dove forse è stata introdotta dall'uomo. Tra le specie asiatiche vi sono il gatto del deserto della Cina (Felis bieti), il gatto della giungla (Felis chaus) diffuso dall'Egitto all'Indocina, il gatto delle sabbie (Felis margarita), il gatto delle steppe o di Pallas (Felis manul), il gatto marmorizzato (Felis marmorata), Felis badia del Borneo, il gatto dorato (Felis temmincki) dell'Asia sudorientale, Felis bengalensis, Felis rubiginosa, il gatto pescatore (Felis viverrina) e Felis planiceps. Le specie africane sono il serval (Felis serval), Felis brachyura, Felis nigripes e Felis aurata. Le Americhe ne annoverano 9 specie tra cui Felis colocolo, Felis geoffroyi, Felis guigna, Felis tigrina, Felis wiedii e Felis jacobita.

Zoologia: gatto domestico

Il gatto domestico deriva quasi certamente dal gatto fulvo ed è uno degli animali di più recente domesticazione; dall'Egitto, attraverso i Paesi del Vicino Oriente, venne introdotto in Europa e quindi in tutto il mondo. Ne esistono numerosissime razze tra cui: il gatto europeo tigrato o soriano, dal pelo grigio giallastro con macchie simili a quelle del gatto selvatico, generalmente disposte secondo bande regolari; il gatto europeo marmorizzato, di notevoli dimensioni, dal colore ardesia, o argenteo, o fulvo con bande scure lungo la colonna vertebrale e con coda e zampe ad anelli regolari; il gatto spagnolo, fulvo con macchie bianco-nere e rossastre; il gatto d'Islanda, dal mantello di colore grigio azzurrastro; il gatto del Capo di Buona Speranza, rossastro e grigio; il gatto birmano, dal mantello a pelo lungo e setoso di color crema con macchie brune sul muso, sulla coda e sulle zampe; il gatto persiano, dal pelo lungo e serico con una vasta gamma di colorazioni, per cui si distinguono molte varietà, fra cui il gatto d'angora che può essere bianco, nero o grigiastro; il gatto cinese con pelliccia lunga e serica; il gatto di Man, tipico dell'isola omonima e della Cornovaglia, quasi privo di coda, dal mantello a pelo corto di vario colore, con arti posteriori sensibilmente più lunghi di quelli anteriori; il gatto abissino dal pelo liscio e corto e dalla colorazione complessivamente dorata; il gatto siamese dal corpo lungo e snello, con coda corta o a gancio, occhi inclinati verso il centro del muso e dal colore blu intenso, pelo corto e fine, di colore crema tranne che sui piedi, muso e coda che sono bruni. § La pelliccia del gatto, usata dal popolo dal tempo di Carlo Magno al Medioevo, ha ancora oggi un suo mercato, specie nel caso di razze particolari (angora, siamesi), perché si presta a imitare molto bene pellicce più pregiate.

Etologia: domesticazione e territorialità

Il gatto è un predatore relativamente antico che, probabilmente, prese a frequentare gli insediamenti umani attratto dalle fiorenti popolazioni di Roditori che si nutrivano nei granai. In quanto tale fu tollerato come convivente dell'uomo ma la sua domesticazione, che ha probabilmente comportato la selezione di individui relativamente poco aggressivi, curiosamente non è mai giunta a ottenere un animale del tutto dipendente dall'uomo, come è accaduto, per esempio, per il cane. Così il gatto, malgrado talvolta sia tenuto come animale da compagnia e trascorra tutta la vita in un appartamento, conserva apparentemente inalterate molte delle caratteristiche adattative iniziali, grazie alle quali può riadattarsi prontamente all'ambiente selvatico. Il gatto è un animale fondamentalmente solitario e territoriale, che talvolta condivide l'utilizzazione di un territorio con altri gatti evitando però l'incontro con essi attraverso una differenziazione degli orari di attività. Tuttavia i gruppi di gatti cittadini mostrano qualche forma di socialità stabile, basata sul raggruppamento di alcune femmine, legate da stretta parentela, con alcuni maschi adulti. Il territorio di un gruppo viene difeso collettivamente. È probabile che la vita di gruppo sia un riflesso diretto dell'abbondanza di cibo, che in alcuni ambienti urbani viene trovato nei depositi di rifiuti e che rende vantaggiose le contese territoriali per assicurarsi una risorsa di fatto abbondante.

Etologia: comportamento di predazione

Una diretta conseguenza dell'alimentazione basata sui rifiuti delle mense umane potrebbe essere anche l'apparentemente diminuita pulsione predatoria del gatto cittadino, non abbastanza affamato da impegnarsi nella cattura di prede pericolose come i ratti; e d'altro canto i cuccioli dei gatti cittadini, che pure conservano nel gioco i moduli dell'agguato alla preda e della sua cattura, non hanno occasione di perfezionare le tecniche di caccia sperimentando una cattura reale. Il comportamento di predazione è ben sviluppato nel gatto rinselvatichito: schematicamente, un'azione di caccia inizia con l'avvicinamento alla preda, spesso effettuato strisciando con il ventre aderente al terreno; a questo seguono una pausa e la ricerca di un riparo, poi ancora un lentissimo avvicinamento e infine, raggiunta la distanza opportuna, uno scatto breve e velocissimo, che termina nella cattura della preda con i denti e le unghie. Invariabilmente, il morso è diretto alla nuca. La preda viene portata in un luogo appartato e mangiata. Nel gatto domestico il comportamento di predazione mostra la medesima sequenza, salvo nell'ultima fase, in cui l'atto della cattura si ripete più volte alternato al rilascio della preda, che non viene uccisa (il cosiddetto gioco del gatto col topo). Il significato di questo comportamento non è del tutto compreso.

Etologia: accoppiamento

Il gatto è un animale poliestro, con massimi di recettività sessuale della femmina, nell'emisfero settentrionale fra gennaio e febbraio e a maggio e giugno, un po' prima fra l'equatore e il tropico. I maschi sono in grado di accoppiarsi durante tutto l'anno, ma sono più attivi nei periodi di maggiore attività delle femmine. Sia i maschi sia le femmine possono accoppiarsi con molti partner e l'elevata posizione gerarchica di un maschio non comporta necessariamente l'accesso a un maggior numero di femmine. L'accoppiamento, fra gli stessi partner, viene di norma ripetuto alcune volte (anche dieci in un'ora), intervallate da periodi di riposo sempre più lunghi. La femmina mostra la propria disposizione all'accoppiamento rovesciandosi al suolo, strusciandovisi con il collo e le guance ed emettendo versi gutturali. Il maschio la segue emettendo un richiamo caratteristico e la monta tenendola con i denti per la pelle del collo, comportamento caratteristico di molti felidi. Al termine dell'accoppiamento la femmina può rivolgersi contro il maschio soffiando e dandogli una zampata. Dopo 63-65 giorni, la femmina partorisce in un ricovero protetto, esplorato parecchi giorni prima; dopo il parto ingerisce la placenta e taglia i cordoni ombelicali dei cuccioli.

Etologia: cure parentali

Le prime cure della madre ai piccoli consistono nel radunarli presso di sé, nello spingerli verso i capezzoli e nel leccarli nella regione genitale. Quest'ultima operazione è molto importante nei primi quindici giorni perché ha la funzione di innescare il riflesso di eliminazione delle feci e dell'urina, che altrimenti potrebbero non essere emesse spontaneamente o regolarmente dai cuccioli. Nel periodo successivo alle nascite, le femmine dei gatti cittadini possono portare i cuccioli in un'area di allevamento comune e anche allattarli e proteggerli in comune, senza distinzioni fra i propri cuccioli e quelli altrui. Il periodo dell'allattamento mostra con il passare del tempo differenti interazioni fra i cuccioli e la madre. La madre inizialmente cerca attivamente il contatto con i cuccioli e si sdraia presso di loro per invitarli a poppare; successivamente resta a qualche distanza da essi, che, all'ora della poppata, le vanno incontro; in un terzo stadio, la madre sembra ignorarli e permette loro di poppare solo dopo ripetute insistenze. Lo svezzamento ha inizio verso la quinta settimana di vita, quando la madre torna presso i piccoli con una preda o, più frequentemente nei gatti cittadini, con un po' di cibo recuperato fra le immondizie. In questo periodo la madre incomincia a evitare i cuccioli. Lo svezzamento ha termine verso il secondo mese di età, ma i cuccioli possono essere allattati, con frequenza occasionale, per molti mesi ancora. Fino a poche settimane di vita i cuccioli restano legati a un luogo ristretto, ma nel periodo dello svezzamento incominciano ad allontanarsene sempre più e per periodi sempre più prolungati; inoltre prendono a seguire la madre nella ricerca di cibo e sviluppano i moduli comportamentali del gioco; questi comprendono l'attacco, il balzo, la zampata e il morso. I gattini si mostrano interessati a tutto ciò che è vivo e inseguono istintivamente gli oggetti in movimento. Lo sviluppo somatico e del comportamento dei cuccioli segue mediamente queste date: a 12 giorni aprono gli occhi, a 22 sono in grado di camminare correttamente e incominciano a leccarsi, a 28 incominciano ad arrampicarsi, a 35 possiedono tutti i moduli comportamentali del gioco e a 52 quelli dell'aggressione. Se l'allevamento è condotto artificialmente, senza la madre, le prime due date sono leggermente anticipate. Nel gatto tornato a condizioni di relativa selvaticità, è attraverso il gioco e l'osservazione della madre che i cuccioli perfezionano la cattura delle prede.

Etologia: apprendimento

L'importanza dell'apprendimento nello sviluppo del comportamento del gatto è dimostrata da numerose ricerche: i gattini allevati insieme a topi non identificheranno nei roditori possibili prede e i gattini che non possono osservare la madre durante la caccia saranno da adulti cacciatori meno abili; infine, i gattini allevati con diete vegetariane potranno eventualmente sviluppare un normale comportamento predatorio ma non mangeranno le prede. I gatti adulti che siano stati separati dalla madre entro i primi 12 giorni, inoltre, si mostrano più timidi nell'esplorazione, più aggressivi ma meno vincenti nelle situazioni competitive e più lenti nell'apprendimento, almeno nei test di laboratorio.

Simbologia

Il gatto era considerato animale sacro nell'antico Egitto, in cui veniva spesso mummificato; a Bubasti era adorata la dea Bastit dalla testa di gatto, che ebbe un momento di particolare importanza quando la città fu scelta come capitale dalla XXII dinastia. Varie credenze sono collegate al gatto nel folclore europeo: per esempio, quella che rechi sfortuna uccidere un gatto o che il gatto nero porti sfortuna. In alcune parti della Germania e negli Stati Uniti si pensa, invece, che essere seguiti da un gatto nero porti fortuna.

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