manna¹

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sf. [sec. XIV; dal latino ecclesiastico manna].

1) Nella Bibbia (Esodo, XVI), il nutrimento celeste che consentì al popolo ebraico di sopravvivere durante l'attraversamento del deserto del Sinai. La manna è stata da alcuni identificata con un lichene del genere Lecanora, mentre altri ritengono che sia stata la secrezione prodotta, a causa della puntura degli insetti, dalla corteccia della Tamarix mannifera, detta per questo manna degli Ebrei. Fig., nutrimento spirituale, verità rivelata, grazia; cosa vantaggiosa, provvidenziale, spesso imprevista: questa eredità è stata una manna per la mia famiglia; anche cosa squisita, gradevole al palato: che manna questo vino!

2) Succo rappreso e più o meno indurito che si ottiene da varie specie di piante del genere Fraxinus, in particolare dal Fraxinus ornus (orniello), mediante apposite incisioni praticate nella corteccia degli esemplari di 8-20 anni, durante la stagione calda e secca. L'essudato che ne cola si rapprende lungo il fusto in forma di stalattiti (manna in cannoli, manna eletta), o di gocce (manna in grani) o si raccoglie alla base del tronco (manna in sorte), in appositi recipienti. È una sostanza bianco-giallastra, untuosa, con lucentezza grassa, più o meno molle secondo il grado di umidità e la temperatura, di odore tenue e sapore dolciastro. Il suo componente principale è la mannite, che vi è contenuta in proporzioni variabili fino all'80-90%. Si usa in medicina come leggero lassativo o per preparare infusi e sciroppi purgativi; serve inoltre per la preparazione della mannite. Questa manna non è da confondere con quella citata dalla Bibbia.

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