melanòsi

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sf. [sec. XIX; da melano-+ -osi].

1) In medicina, aumento numerico di cellule pigmentifere melaniche e concomitante produzione di pigmento. Una forma clinica di un certo rilievo è la melanosi di Riehl, che colpisce di preferenza donne dai 30 ai 50 anni; spesso inizia dopo esposizione al sole, con prurito, edema ed eritema con aspetto reticolare al viso e al collo. L'eziologia è tuttora oscura e il decorso è benigno ma lungo. Altre forme in cui esiste un'anomala deposizione di pigmento nella cute sono le lentiggini e le efelidi, nelle quali le piccole aree iperpigmentate sono limitate a zone cutanee, mentre forme generalizzate di melanosi sono rappresentate dal cloasma gravidico, dall'acanthosis nigricans e dall'iperpigmentazione del morbo di Addison.

2) In patologia vegetale, nome di alcune malattie che colpiscono diverse specie di vegetali superiori per l'azione di funghi microscopici della famiglia Melanconiacee, i quali determinano sui vari organi la formazione di chiazze nerastre. Fra le più note si annovera la melanosi della vite, che colpisce prevalentemente le viti americane ed è prodotta dalla Septoria ampelina.

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