melatonina

sf. [da mela(no-)+ton(ico)+-ina]. Composto chimico con struttura indolica contenuto nell'epifisi, dove viene sintetizzato a partire dalla serotonina. È presente in piccole quantità anche a livello dei nervi periferici. Nei Pesci, negli Anfibi e nei Rettili la melatonina agisce sui melanofori provocando l'aggregazione intracellulare dei granuli di melanina, diminuendo quindi la pigmentazione della pelle. Le funzioni della melatonina nei Mammiferi non sono invece del tutto chiare, pur essendo stato evidenziato in alcune specie animali (per esempio cane) un suo effetto inibitorio sull'attività ovarica; nei Mammiferi la melatonina è inoltre il precursore metabolico delle carboline. Nel 1994 è iniziata nei Paesi industrializzati la commercializzazione della melatonina come farmaco “ringiovanente”, in grado di ripristinare i ritmi sonno-veglia sconvolti a causa del jet-lag (rapido cambio di fuso orario)o semplicemente dello stress. Questa vera e propria moda, non è stata tuttavia ancora suffragata da evidenze scientifiche sulle reali proprietà della melatonina. Secondo autorevoli ricerche non è stato accertato finora alcun effetto benefico di questo composto chimico contro l'invecchiamento, ma è stato apprezzato soltanto qualche risultato positivo nel suo impiego come sedativo. In realtà la melatonina riesce a regolare il ritmo sonno-veglia, ma soltanto negli uccelli e nei rettili, poiché è sensibile alle variazioni della luce che filtra attraverso le ossa craniche, molto sottili. Tale azione non può dunque manifestarsi nell'uomo. Si ritiene invece probabile che la melatonina, nell'uomo e in generale nei Mammiferi, sia un “fossile neurochimico”, vale a dire un residuo evoluzionistico come le ossa del sacro, che originariamente dovevano sostenere la coda nei nostri progenitori.

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