mielotòssico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XX; mielo-+tossico]. Composto chimico che altera l'attività del midollo emopoietico, impedendo la produzione o la maturazione delle cellule progenitrici dei globuli rossi, dei leucociti o delle piastrine. Tra i composti mielotossici più potenti si annoverano gran parte dei farmaci antineoplastici, alcuni chemioterapici (cloramfenicolo, sulfamidici), vari farmaci del sistema nervoso centrale (ipnotici, sedativi, antiepilettici), alcuni medicamenti antitiroidei, anti-ipertensivi, antidiabetici e diuretici. Tra gli agenti chimici industriali, si distingue per le marcate proprietà mielotossiche il benzene. Le manifestazioni cliniche delle mielopatie tossiche sono l'anemia, la leucopenia e la piastrinopenia. Le mielopatie tossiche possono presentarsi nella forma globale (panmieloftisi), con interessamento di tutte le serie midollari, o più raramente in forma parziale, bicitopenica o monocitopenica. Si distinguono inoltre forme acute, che si instaurano dopo pochi giorni di esposizione al tossico, e forme croniche, che richiedono molti mesi o alcuni anni di esposizione. Nella maggior parte dei casi il meccanismo d'azione degli agenti mielotossici è di tipo allergico o idiosincrasico; talora invece il danno midollare si stabilisce direttamente, come conseguenza di un disturbo della sintesi proteica che impedisce la regolare maturazione di uno o più stipiti cellulari.

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