ministro

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino minister, servo, aiutante].

1) In origine, chi prestava un servizio privato o pubblico. Quindi, lett., esecutore della volontà di un superiore: “uno de'... ministri delle sue enormità” (Manzoni); i ministri di Dio, gli angeli.

2) Più comune, chi esercita un alto ufficio per conto di un'autorità, di un ente pubblico; amministratore; i ministri della giustizia, i magistrati. In particolare, chi amministra le pratiche del culto, per lo più come sinonimo di sacerdote: i ministri della Chiesa. Fig., chi compie opera d'apostolato o più in genere chi mette le proprie energie al servizio di una data causa: farsi ministro di pace, di progresso.

3) Chi è responsabile di un proprio dicastero nel consiglio esecutivo di un governo (Consiglio dei Ministri): primo ministro, il capo del governo; il ministro delle Finanze. Anche funzionario investito di particolari compiti diplomatici: ministro plenipotenziario.

4) Per estensione, capo di alcuni ordini religiosi: ministro generale dei francescani.

Diritto

Secondo la legislazione italiana, in base all'art. 92 della Costituzione, “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Da ciò consegue che i ministri sono legati sia per ragioni politiche, sia per specifica competenza, al presidente del Consiglio dei Ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri e individualmente degli atti dei loro dicasteri. Oltre ai ministri posti a capo di un dicastero possono essere però nominati anche ministri “senza portafoglio” cioè ministri che non sono a capo di un dicastero. La legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, ha modificato gli art. 96, 134 e 135 della Costituzione sottraendo alla competenza del Parlamento in seduta comune la funzione di pubblica accusa competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio dei Ministri e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La competenza è stata attribuita al giudice ordinario il quale agisce previa autorizzazione del Senato o della Camera dei deputati.

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