modernismo (religione)

Indice

Cattolicesimo

Movimento di rinnovamento, sorto nell'ambito del mondo cattolico, condannato nel 1907 come ereticale da Pio X (enciclica Pascendi). Il modernismo non ebbe un'omogenea base ideologica o filosofica, quale la vide il papa nel definirlo la “somma delle eresie”. Confluirono nel movimento personalità ecclesiastiche e laiche, correnti e tendenze di diverso e spesso contraddittorio indirizzo, che ebbero tutt'al più in comune una sentita esigenza di rinnovamento religioso ed ecclesiale, non esente da componenti sociali e riformistiche. Esponenti del modernismo furono teologi inglesi e irlandesi (G. Tyrrell), francesi (A.Loisy) e italiani. La storiografia contemporanea (G. Martini, Poulat, Scoppola, Ranchetti, Agnoletto, L. Bedeschi, ecc.) è ancora divisa nell'individuare le origini del modernismo e nell'offrirne un bilancio conclusivo. Alcuni tendono ad agganciare al modernismo i movimenti di “critica cattolica” (“cattolici del dissenso”); non si può però ignorare la grave frattura provocata dalla I guerra mondiale e dal periodo fascista. Sulla formazione di alcuni “modernisti” hanno influito filosofi francesi spiritualisti (L.Laberthonnière e M. Blondel), biblisti illustri tra cui A. Loisy, peraltro influenzato da studiosi protestanti, soprattutto tedeschi, che trovarono in Francia un grande interprete nel maestro di Loisy, Renan. In Italia vi furono “modernisti” sensibili al discorso sociale e politico come R. Murri, spiritualisti come E. Buonaiuti e semitisti come S. Minocchi. Essi furono condannati dal Sant'Uffizio che nella sua politica antimodernista impose un giuramento di fedeltà nel 1910. Non pochi furono in Italia i simpatizzanti e i “progressisti” (Gallarati-Scotti, S. Jacini, A. Alfieri, padre Semeria, Genocchi, ecc.); molti di loro però optarono per l'obbedienza all'autorità ecclesiastica, subendo drammi personali (tipico è il caso di U. Fracassini). Se la dura reazione “antimodernista” può essere giustificata dalla varietà delle tendenze avverse, dalla loro confusione di idee e dalla loro stessa disparità di problematiche, tuttavia la repressione stroncò globalmente un movimento pluralistico che culturalmente diede molto al cattolicesimo. È forse per questo che la cultura religiosa cattolica italiana subì un trauma di cui si sono avvertite a lungo le conseguenze. Nel corso del Concilio Vaticano II, sia pure con cautela, alcuni padri conciliari (tra cui il cardinale Pellegrino) hanno tentato una riconsiderazione più serena di un movimento complesso e discusso che tuttora è condannato come ereticale.

Islam

I tentativi di adattare la fede islamica alla moderna cultura occidentale non hanno prodotto mai grandi cambiamenti in seno all'Islam. O si è trattato, come in Turchia, di riforme di tipo nazionalistico (per esempio il divieto di usare la lingua araba anche nella recitazione del Corano), o di formulazioni di minoranze in senso razionalistico: in India, a opera di Ahmad Khan, fautore di un'acculturazione inglese, sorse nel secolo scorso una scuola che si autodefinì “neomutazilita”, con un richiamo non del tutto pertinente ai mutaziliti; essa limitava la fede a ciò che non contrastasse con le scienze naturali e giunse persino a rinnegare la “guerra santa” (Gihad) predicata dal Corano, pur di mantenere buone relazioni con l'amministrazione coloniale inglese. In Egitto, sempre nel sec. XIX, sorse la scuola Salafiyyah (da salaf, passato) che, nel nome, si presenterebbe addirittura come “passatista”, ma è in realtà un modernismo inteso a razionalizzare la tradizione islamica e a trovare in essa i presupposti del mondo moderno.

F. Sciuto, Alle origini del modernismo italiano - Note critiche, Catania, 1966; M. Guasco, Dal modernismo al Vaticano II, Milano, 1991.

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