Lessico

sf. [sec. XIX; da motivare]. L'atto del motivare; esposizione dei motivi di fatto e di diritto che hanno determinato un particolare provvedimento, sia esso amministrativo o giurisdizionale; l'insieme dei fattori che sono alla base del comportamento, sollecitandolo e orientandolo in determinate direzioni. Più genericamente, spiegazione e giustificazione di un fatto: la motivazione del furto non è convincente.

Diritto

Per il diritto, in base all'art. 111 della Costituzione “Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati”. In particolare, devono essere motivati i provvedimenti amministrativi che restringono la sfera giuridica del singolo (per esempio, la revoca di un'autorizzazione), mentre non debbono essere motivati i provvedimenti certificativi e quelli che ampliano la sfera giuridica del singolo (per esempio, il rilascio di un'autorizzazione).

Psicologia

In generale, si può dire che le distinzioni estremamente analitiche tra diversi tipi di motivazione tendono a ridursi e a semplificarsi. Si distinguono comunque tradizionalmente motivi interni e motivi esterni. Tra i motivi interni si distinguono i bisogni, le pulsioni o drives e gli istinti. I bisogni sarebbero costituiti da manifestazioni naturali derivanti da uno stato di deficit di origine biologica; tra essi si hanno quindi lo stato di fame, di sete, di sonno, di carenza di ossigeno, ecc. Le pulsioni sarebbero invece costituite da stimoli interni, derivati dalla messa in eccitazione di determinate strutture sulla base di condizioni di bisogno; essi indicano anche l'intensità dei corrispondenti comportamenti motivati. Gli istinti sono disposizioni psicofisiche innate, specifiche per le diverse specie, che portano gli organismia rispondere in modo differenziato e a percepire selettivamente oggetti di una determinata classe. Il concetto di istinto, particolarmente sviluppato in psicologia da W. McDougall, è stato ripreso, dopo alcuni anni di scarsa popolarità, dagli studiosi della scuola dell'etologia comparata. I motivi esterni (studiati particolarmente dalle scuole oggettivistiche, quali il behaviorismo americano e la reflessologia russa) sarebbero sostanzialmente motivi appresi e deriverebbero dai bisogni primari. Si parla di “bisogni secondari”, che, secondo alcuni autori, andrebbero distinti in bisogni sociali (funzionali alle relazioni interpersonali) e bisogni integrativi dell'Io (funzionali al mantenimento dell'autostima). Tra i primi andrebbe posto, per esempio, il bisogno di affiliazione o gregarietà, tra i secondi il bisogno di achievement o realizzazione. In generale, i bisogni primari sarebbero legati alla sopravvivenza dell'individuo (fame, sete, sonno, ossigeno) o della specie (sesso), mentre tutti i bisogni non legati a problemi di sopravvivenza sarebbero appresi. Ciò non è comunque vero, perché alcuni bisogni quali quello esploratorio o quello materno, non legati alla sopravvivenza, non sembrano comunque appresi. Secondo Maslow, occorrerebbe considerare i bisogni in ordine gerarchico; si avrebbero in primo luogo i bisogni fisiologici, seguiti da quelli di sicurezza, di appartenenza e amore, di stima, di realizzazione, cognitivi e infine estetici. Solo la soddisfazione dei primi consentirebbe l'emergere degli altri.

Etologia: fasi e pulsioni

Sia l'intensità della risposta di un animale a uno stimolo sia il fatto che una determinata risposta abbia luogo o meno dipende da alcune variabili, quali il grado di affaticamento, la maturazione, l'apprendimento e la motivazione. Se l'influenza dei primi tre fattori può essere esclusa, il comportamento dell'animale può essere attribuito alla motivazione interna dell'animale. Accanto a una motivazione generale, controllata dalla formazione reticolare del cervello, che si esprime come un aumento della disposizione a reagire a qualsiasi stimolo, esistono motivazioni specifiche, o pulsioni, che manifestano la disposizione di un animale a rispondere a stimoli particolari, determinando comportamenti atti a raggiungere obiettivi specifici. Per esempio, un animale affamato si adopererà in modo da soddisfare la fame, reagendo in modo molto selettivo a qualsiasi stimolo collegato alla sua alimentazione. Il comportamento basato su motivazioni è detto anche finalistico, perché tutte le sue componenti appaiono finalizzate alla soddisfazione di un bisogno particolare. Nei comportamenti motivati si identificano in genere tre fasi, in sequenza cronologica: una fase di ricerca, una fase di consumazione e una fase di quiescenza. La prima fase viene detta comportamento appetitivo, è di durata variabile, spesso modificata dall'apprendimento e mostra schemi comportamentali alquanto generici: se un animale è spinto da motivazione sessuale, il comportamento appetitivo si identifica nella ricerca di un partner, inclusi gli spostamenti, la marcatura dei percorsi, la ricerca di segnali olfattivi lasciati dagli animali di sesso opposto, ecc. La seconda fase, detta atto consumatorio o di compimento, ha luogo in presenza di stimoli specifici e rappresenta la soddisfazione del bisogno dell'animale; gli atti consumatori sono spesso comportamenti stereotipati; l'animale che abbia raggiunto un partner potenziale si accoppierà con esso secondo schemi motori tipici della sua specie. La fase di quiescenza rappresenta un periodo in cui l'animale non ricerca gli stimoli che hanno determinato il suo comportamento precedente e non reagisce a essi. Lo schema sopra esposto può essere talvolta modificato: per esempio, gli erbivori delle praterie vivono in genere a contatto con il loro alimento, sicché in questo caso la fase di ricerca può addirittura non esistere e un uccello insettivoro può ricercare e consumare numerose volte le sue prede prima che intervenga nel suo comportamento la fase di quiescenza. Le pulsioni più generalmente riconosciute e che presentano fluttuazioni analogamente a quanto detto sopra sono la fame, la sete e la pulsione sessuale, dette anche pulsioni biogeniche, ma gli etologi attribuiscono la qualità di pulsione anche all'attacco e alla fuga, al sonno (che è riconosciuto come attività nervosa e non come inattività), al comportamento esplorativo e al comportamento parentale (cura della prole), per i quali, tuttavia, non sempre è evidente l'appetenza.

Etologia: il modello psico-idraulico di Lorenz

Per spiegare il comportamento motivato sono stati proposti diversi “modelli” teorici: il più classico è il modello psico-idraulico di Lorenz, adottato da molti studiosi del comportamento e da altrettanti criticato; questo modello suggerisce che il comportamento derivi essenzialmente da due fattori: l'intensità della motivazione specifica (stimoli interni) e l'intensità degli stimoli specifici ambientali (esterni); la prima è rappresentata da una colonna d'acqua, contenuta in un serbatoio alimentato continuamente da un rubinetto, la cui pressione cresce con l'aumentare della sua altezza; una valvola di scarico si oppone all'uscita dell'acqua ed è azionata sia da pesi collegati alla valvola (gli stimoli esterni) sia da elevate pressioni dell'acqua, che pure ne forzano la molla di chiusura. Il comportamento, rappresentato dal flusso in uscita dell'acqua, secondo questo modello, deve essere dunque attivato da stimoli ambientali tanto più intensi (un peso maggiore che comprime la molla della valvola) quanto più bassa è la colonna d'acqua e viceversa; in altre parole, se la motivazione è bassa, la soglia di reazione agli stimoli ambientali è più elevata e viceversa. La molla della valvola è tarata in modo tale che, in condizioni estreme, una colonna d'acqua molto alta determinerà l'apertura della valvola e quindi la fuoriuscita dell'acqua anche in assenza di pesi e, d'altro canto, in assenza di acqua nel serbatoio non ci sarà uscita di acqua per qualsiasi peso che comprima la molla della valvola; in termini comportamentali, ciò equivale a dire che, in assenza di stimoli esterni, un'elevata pulsione scatenerà comportamenti “a vuoto” (l'animale affamato fingerà agguati o catture di prede inesistenti, come effettivamente osservato da Lorenz) e che, in assenza di motivazione, nessuno stimolo specifico determinerà risposte comportamentali (l'animale sazio ignora il cibo posto in sua presenza).

Etologia: il modello di Deutsch

Il modello di Deutsch (in effetti parte di un modello più complesso che descrive i processi di apprendimento) propone il seguente insieme di elementi e di funzionamento: un “meccanismo analizzatore” esamina continuamente l'equilibrio dell'ambiente interno (per esempio, l'equilibrio idro-salino) e, scopertene modificazioni, stimola una “struttura centrale” con intensità proporzionale allo squilibrio identificato; la struttura centrale a sua volta mette in opera il “sistema motorio”, che attua il comportamento volto a ripristinare lo stato di equilibrio interno (la ricerca e l'assunzione di acqua); un secondo “meccanismo analizzatore”, costituito da recettori, esamina le modificazioni del mezzo interno provocate dal comportamento ed eventualmente blocca il funzionamento della struttura centrale (e quindi interrompe il comportamento di bere). Ambedue i modelli si sono dimostrati utili ma non ugualmente validi a descrivere diversicomportamenti.

Etologia: misurare una motivazione

In genere non è facile misurare una pulsione, ma si può quantificare il comportamento dell'animale che risponde a determinati stimoli e dedurne il rispettivo grado di motivazione; per esempio, l'intensità della motivazione a nutrirsi, in un animale tenuto a digiuno per un certo periodo di tempo, è stata di volta in volta valutata dalla quantità di cibo ingerito, dal grado di inappetibilità del cibo che l'animale è disposto ad accettare (inappetibilità generalmente ottenuta additivando il cibo con chinino o altre sostanze amare), dal voltaggio e dall'intensità di una corrente elettrica che percorre una grata metallica che l'animale è obbligato ad attraversare per raggiungere il cibo, dalla forza di trazione verso il cibo esercitata dall'animale su un apparecchio misuratore e, nella gabbia di Skinner, dalla frequenza con cui l'animale aziona la leva di un distributore di cibo se la ricompensa gli viene fornita “a intervalli variabili” (cioè non ogni volta che la leva viene azionata; in questi casi almeno alcuni animali manovrano la leva con molta regolarità). I sistemi di misurazione dell'intensità di motivazione non sono tutti ugualmente validi dato che il comportamento appetitivo può esprimersi con diverse intensità, frequenze e durate; inoltre, per esempio, la quantità di cibo ingerito da un animale ha un limite nella capienza del suo stomaco; pertanto è spesso opportuno usare più di un sistema di misurazione. Un ruolo fondamentale nel controllo delle motivazioni è stato riconosciuto all'ipotalamo; questo è sede di centri nervosi sensibili a variazioni dell'ambiente interno, è connesso con l'ipofisi, la ghiandola a secrezione interna che controlla tutto il sistema ormonale dell'organismo ed è legato a molte reazioni omeostatiche sia puramente fisiologiche che comportamentali. Con appropriate stimolazioni dell'ipotalamo si possono innescare i comportamenti di bere, mangiare e dormire, l'aggressione e la fuga, il comportamento sessuale e quello di riposo (sonno). Altri centri cerebrali implicati nel controllo delle motivazioni sono il sistema limbico e le aree più anteriori della corteccia cerebrale. Altre aree degli emisferi cerebrali influenzano probabilmente le “motivazioni secondarie” o “acquisite”, cioè, quelle che mostrano dipendenza dall'apprendimento, nell'uomo e in altri animali (per esempio, sentire fame a certe ore del giorno per via della consuetudine a nutrirsi a quelle ore).

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