nirvana

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sm. [sec. XIX; dal sanscrito nirvāṇa, estinzione].

1) Concetto buddhista intraducibile nei termini della cultura occidentale, tanto che talvolta è stato erroneamente inteso come una specie di “paradiso” o comunque una condizione ultraterrena. In realtà il nirvana è proprio una non-condizione, anche se deve essere inteso positivamente come il fine della soteriologia buddhista. Indica propriamente l'annullamento del karma, ossia della forza prodotta dalle azioni che lega l'uomo al ciclo delle rinascite e nel buddhismoiventa quasi un modo assoluto d'essere, una volta estinti tutti i legami con l'esistenza. Il nirvana si raggiunge con il “risveglio” (bodhi) inteso come illuminazione sulla relatività delle cose e dello stesso soggetto pensante: una specie di “coscienza universale” che tuttavia non conosce altro che sé (non essendoci altra realtà).

2) Fig., condizione ideale di felicità perfetta, dovuta specialmente all'estraniamento dalla realtà materiale: aspirare al nirvana.

3) Principio del nirvana, in psicanalisi, la tendenza a ridurre quanto più possibile il livello di eccitazione psichica.

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