performance

Indice

Lessico

s. inglese (propr., attuazione) usato in italiano come sf.

1) Nello sport, risultato di particolare rilievo ottenuto da un atleta o da un cavallo. Per estensione, risultato, prestazione fornita anche in altri campi.

2) In psicologia, nella misura dell'efficienza intellettiva, test di performance, test che richiedono risposte di tipo motorio e indipendenti dall'uso del linguaggio.

3) Nel linguaggio artistico, azione drammatica cui prende parte come l'artista stesso.

4) In economia aziendale, l'insieme dei risultati (fatturato, profitti, quota di mercato, ecc.) conseguiti dall'impresa in un certo intervallo di tempo.

Arti figurative

Performance art, definizione che comprende molteplici esperienze artistiche avviate da artisti europei e statunitensi verso la fine degli anni Cinquanta del sec. XX. La performance art è un'azione in cui fondamentale risulta la presenza fisica dell'artista o dei performers che ne sono i protagonisti. L'opera d'arte non è intesa come un oggetto immobile, ma come un evento che si svolge in una fusione di elementi tratti dalla danza, dal teatro, dalla musica, dalla letteratura, dalla pittura e dalla scultura. Lo spettatore non ha più una funzione passiva e viene coinvolto nella p. sia emotivamente sia fisicamente. L'origine di questa espressione come una congerie di linguaggi è legata alla cultura futurista, al “teatro d'oggetti” e alle “scenografie animate” di Balla e Depero, nonché al gusto dissacrante delle provocazioni dei dadaisti. Precursori della performance art sono gli happenings organizzati da Allan Kaprow a New York sin dal 1958, che hanno avuto molto seguito tra gli artisti della pop art americana come R. Rauschenberg, J. Johns e J. Dine. Tra i primi artisti europei che utilizzano la performance art vi sono Y. Klein, le cui modelle dipinte di blu lasciano tracce sulla tela bianca, e P. Manzoni, che firma le sue Modelle viventi senza dipingerle. La concezione dell'evento artistico come fluire ininterrotto di situazioni ed emozioni prosegue nell'azione del movimento internazionale Fluxus, nato nel 1961, di cui hanno fatto parte tra gli altri Christo, Spoerri, Nam June Paik, Joseph Beuys e il musicista John Cage. L'esperienza della performance art giunge anche in Oriente, nel lavoro del gruppo giapponese Gutai. Negli anni Settanta la performance art viene impiegata dagli artisti della body art che usano il proprio corpo come “materia espressiva”. Il carattere effimero e transitorio della performance art permette di conservare la testimonianza dell'evento solo mediante documentazioni fotografiche o video che finiscono spesso per essere identificate come opera d'arte in sé.

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